Calcìope e Medea. Questa allor fuori
Di sua camera uscìa per girne a quella 330Della suora (chè Giuno a studio in casa
Ritenuta l’avea, solita andarne
D’Ecate al tempio, e tutto il dì, ministra
Della dea, rimanervi); or quei veggendo
Colà stanti, diè un grido. Udì quel grido 335Calcìope, e a terra gomitoli e fusi
Gittâr le fanti, e tutte fuor con lei
Corsero; ed essa i figli suoi tra quelli
Vide, e le mani alto slanciò per gioja;
E lieti anch’essi in riveder la madre, 310La salutan, l’abbracciano. Con voce
D’amoroso lamento ella sì disse:
No! da me che incuranti abbandonaste,
Voi lungi andar non potevate: il fato,
Ecco, addietro vi torna. Oh qual, me lassa! 345Qual per mala ventura a voi s’apprese
Della Grecia desio, troppo di Frisso
Padre vostro al comando obbedïenti?
Ben ei morendo al nostro cuor gran duolo
Con tal comando inflisse. E come voi, 350Per redar d’Atamante, alla cittade
D’Orcòmeno migrar (qual che cotesto
Orcòmeno pur sia) bramar poteste,
La madre vostra abbandonando in pianto?
Sì dicea quella. Indi fuor venne Eeta 355E la consorte Idìa che il querelarsi
Di Calciope udì. Tutto in un punto