Che al cader delle Plejadi calore 300Avea fumante, e al loro sorger poi
Fredda qual ghiaccio scaturìa dal sasso.
Queste d’Eeta entro il palagio avea
L’artefice Vulcano opre ammirande
Imaginato; e tauri ancor gli fece 305Bronzipedi, e di bronzo eran le bocche
Fuor soffianti di foco orride vampe;
E costrusse un aratro anco di tutto
Solido acciar, gratificando al Sole
Che un dì, quand’egli dal Flegréo conflitto 310Stanco tornava, entro il suo cocchio il prese.
Atrio aperto è nel mezzo, e molte in esso
Porte bivalvi, e dentro quelle ha stanza
Dall’un lato e dall’altro, e ad ambo i lati
Sorge dinanzi un bel loggiato adorno, 315E agli opposti due canti eran quartieri
Più degli altri elevati; e in un di quelli,
Che il più nobile è pure, avea sua sede
Con la propria consorte il sire Eeta;
Nell’altro, Absirto, il figliuol suo che nato 320Gli fu d’Asterodèa, Caucasia Ninfa,
Anzi che a sposa ei si prendesse Idìa,
Dell’Océano e di Teti ultima figlia;
Ma i Colchi il nome ne cangiâr d’Absirto
In Faetonte, perocchè fra tutti 325Gli adolescenti di beltà splendea.
Nell’altre stanze si tenean le ancelle
Ed entrambe le due figlie d’Eeta,