Giunto, uscì fuora. Indi la via discende,
E due poli, del mondo opposti capi,
Ergon le cime degli eccelsi monti,
Su’ quali il Sole de’ suoi raggi primi 220S’imporpora sorgendo. Al basso poi
E la terra ferace, e delle genti
Le cittadi e le sacre acque de’ fiumi
Appariano dall’etra a lui scendendo,
E l’erte rupi, e tutt’intorno il mare. 225Gli eroi su i banchi della nave intanto
Sedean là dove il fiume si dilaga,
Consultando in segreto. Indi Giasone
Così parlava, e l’ascoltavan tutti
Attenti e cheti al proprio loco assisi: 230Amici, aperto io vi dirò quel ch’io
Stimo il miglior, ma il darne poi sentenza
S’aspetta a voi; chè affar comune è questo;
Comune a tutti è la parola; e l’uomo
Che tace il senno suo, sappia ch’ei solo 235Allo stuol tutto il ritornar può tòrre.1
Or voi cinti dell’armi entro al naviglio
Queti restate, ed io n’andrò co’ figli
Di Frisso insieme, e due di voi compagni
Alle case d’Eeta, e pria pregando 240Prova farò se l’aureo Vello ei voglia
Ceder buon grado, o no; chè in sua possanza
Forse fidato sprezzerà l’inchiesta.
Se avvien così, noi ben instrutti allora
↑Var. al v. 235. Forse a tutto lo stuol toglie il ritorno.