Corre azzurra una fascia; e se tu il balzi
Con le tue mani in alto, a par di stella 190Una lucida striscia in aria segna.
Io te ’l darò, ma tu ferisci pria
La vergine d’Eeta e per Giasone
Tutta l’accendi. E non vi porre indugio,
Chè del favor sarìa minore il merto. 195Piacque assai la profferta a quel fanciullo:
Gittò via gli alïossi, e ad ambe mani
Della madre alla tunica aggrappandosi.
Di qua, di là con la sua forza tutta,
Pregavala di dargli immantinente 200Il bel globo; e la diva sorridendo,
E del figlio le gote alle sue labbra
Accostando, baciollo, al sen lo strinse,
E con dolci parole gli rispose:
Io per questo tuo capo a me sì caro, 205E per lo mio l’attesto: il bel regalo
(No, non t’inganno) io ti farò quand’abbi
Della figlia d’Eeta il cuor ferito.1
Disse, e il garzon gli astràgali raccolse,
E ben tutti contati, della madre 210Nello splendido grembo riversolli.
Ratto poi la faretra, ivi ad un tronco
Appoggiata, si appese ad armacollo
Con aurea banda, e l’arco in man si tolse,
E via n’andò per que’ di Giove ameni 215Orti, e d’Olimpo alle celesti porte
↑Var. al v. 207. Ferito il cuor dell’Eetèa donzella.