Con dorati alïossi ambo giocando; 160E già l’un d’essi, il furfantello Amore,
Balzato in piè si tenea stretta al seno
Della sinistra man piena la palma
Degli astrágali vinti e per la gioja
Fiorite avea di un bel rossor le gote. 165L’altro lì presso coccolon sedendo,
Stava muto e dolente con due soli
Astràgali; chè avea l’un dopo l’altro
Male i primi gittati; e arrovellato
Contro quel che ghignava, anco perdette 170Que’ due di resto, e con le mani vuote
Sì confuso partì, che non s’accorse
Del venir di Ciprigna. Ella dinanzi
Stette al figlio, e una gota a lui pigliando
Con la mano, gli disse: E di che ridi, 175Mala peste che sei? Forse truffato
L’hai tu nel giuoco, e lui maldestro e soro
Sopraffatto hai? Ma or via m’ascolta, e pronto
Fammi quel che ti dico, ed io vo’ darti
Un balocco bellissimo di Giove, 180Quel che Adrastéa, la sua cara nudrice,
Gli fe’ quando tuttor nell’antro Ideo
Bamboleggiava: un ben rotondo globo,
Di cui tu non potresti aver più bello
Dalla man di Vulcano altro lavoro. 185D’oro i cerchi son fatti, e a ciascun d’essi
Doppii girano intorno altri bei cerchi;
Nè commessura appar, poichè su tutte