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libro ii. 125

     Lasciò quel loco e quelle sedi, e venne
     De’ Pelasghi nei monti, ove il concetto
     1665In quel connubio partorì di forme
     Portentoso Chiron, che ad un cavallo
     Era simile in parte, e in parte a un dio.
Quindi il suol de’ Macroni, e quindi il vasto
     De’ Bechìri paese, e gli arroganti
     1670Passarono Sapiri, indi via via
     De’ Bizèri le coste, il mar fendendo
     Sempre celeremente in là portati
     Da un agevole vento. E già l’estremo
     A’ lor guardi apparìa seno del Ponto,
     1675E già l’eccelse de’ Caucasei monti
     Cime innanzi sorgean, dove con saldi
     Ferrei lacci legato a scabra rupe,
     Col suo fegato ognor Prometeo pasce
     Un’aquila che sempre a morsellarlo
     1680Vola e rivola; e ben veduta or l’hanno
     Insù la sera con acuto strido
     Alto sul legno svolazzar: dappresso
     Era alle nubi, e nondimen, con l’ale
     Ventando, tutte dibattea le vele;
     1685Chè non d’aereo augello avea natura,
     Ma gran vanni con forza iva squassando,
     Pari ad agili remi. Indi a non molto
     Intesero il lamento doloroso
     Di Prometeo che il fegato strapparsi1

  1. Male il Flangini, e i due traduttori che lo seguono, rendono il passivo ἀνελκομένοιο in senso dell’attivo ἀνέλκοντος.