Lasciò quel loco e quelle sedi, e venne
De’ Pelasghi nei monti, ove il concetto 1665In quel connubio partorì di forme
Portentoso Chiron, che ad un cavallo
Era simile in parte, e in parte a un dio.
Quindi il suol de’ Macroni, e quindi il vasto
De’ Bechìri paese, e gli arroganti 1670Passarono Sapiri, indi via via
De’ Bizèri le coste, il mar fendendo
Sempre celeremente in là portati
Da un agevole vento. E già l’estremo
A’ lor guardi apparìa seno del Ponto, 1675E già l’eccelse de’ Caucasei monti
Cime innanzi sorgean, dove con saldi
Ferrei lacci legato a scabra rupe,
Col suo fegato ognor Prometeo pasce
Un’aquila che sempre a morsellarlo 1680Vola e rivola; e ben veduta or l’hanno
Insù la sera con acuto strido
Alto sul legno svolazzar: dappresso
Era alle nubi, e nondimen, con l’ale
Ventando, tutte dibattea le vele; 1685Chè non d’aereo augello avea natura,
Ma gran vanni con forza iva squassando,
Pari ad agili remi. Indi a non molto
Intesero il lamento doloroso
Di Prometeo che il fegato strapparsi1
↑Male il Flangini, e i due traduttori che lo seguono, rendono il passivo ἀνελκομένοιο in senso dell’attivo ἀνέλκοντος.