Giove è tutto veggente, e occulti a lui 1580Non rimangono i giusti e pii mortali;
E com’egli scampò dall’omicida
Crudel matrigna il padre vostro, e lungi
Da quella immense gli largì ricchezze,
Salvi così da una feral tempesta 1585Ha voi pur anche; e su la nave nostra
Dato v’è d’avviarvi a quella parte
Che vi talenta, o ritornarne ad Ea,
O veleggiar d’Orcòmeno divino
Alla ricca città. Fu del naviglio 1590Architetta Minerva, e al Pelio in cima
Con la bipenne ne tagliò le travi,
E di lei con l’aita Argo il costrusse.
Ma il vostro legno i procellosi flutti
Spersero infranto anzi che pur giungesse 1595A quelle rupi che all’angusta foce
Laggiù del Ponto tutto giorno al cozzo
Vengon l’una con l’altra. Or via! compagni
Fatevi e duci del viaggio a noi
Che di Grecia bramiamo alle contrade 1600Tornar con l’aureo Vello; ond’io di Frisso
Co’ santi riti ad espïar vo l’ombra,
Che agli Eolidi irato esser fa Giove.
Ei così gl’incitava. Essi, ciò udendo,
Rabbrividîro; chè benigno Eeta 1605Non istimâr che troverian, volendo
Asportargliene il Vello. E contristato
Che a ciò intendano i Minii, Argo rispose: