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122 argonautica.

Giove è tutto veggente, e occulti a lui
     1580Non rimangono i giusti e pii mortali;
     E com’egli scampò dall’omicida
     Crudel matrigna il padre vostro, e lungi
     Da quella immense gli largì ricchezze,
     Salvi così da una feral tempesta
     1585Ha voi pur anche; e su la nave nostra
     Dato v’è d’avviarvi a quella parte
     Che vi talenta, o ritornarne ad Ea,
     O veleggiar d’Orcòmeno divino
     Alla ricca città. Fu del naviglio
     1590Architetta Minerva, e al Pelio in cima
     Con la bipenne ne tagliò le travi,
     E di lei con l’aita Argo il costrusse.
     Ma il vostro legno i procellosi flutti
     Spersero infranto anzi che pur giungesse
     1595A quelle rupi che all’angusta foce
     Laggiù del Ponto tutto giorno al cozzo
     Vengon l’una con l’altra. Or via! compagni
     Fatevi e duci del viaggio a noi
     Che di Grecia bramiamo alle contrade
     1600Tornar con l’aureo Vello; ond’io di Frisso
     Co’ santi riti ad espïar vo l’ombra,
     Che agli Eolidi irato esser fa Giove.
Ei così gl’incitava. Essi, ciò udendo,
     Rabbrividîro; chè benigno Eeta
     1605Non istimâr che troverian, volendo
     Asportargliene il Vello. E contristato
     Che a ciò intendano i Minii, Argo rispose: