Dell’isola gettò nel fitto bujo 1500Della notte. Cessò l’orrido nembo
Col sol nascente, e quelli a caso errando
Si scontraron co’ Minii, ed Argo, un figlio
Di Frisso, il primo a favellar prendea:
Deh noi per Giove Altiveggente or voi 1505Preghiam, quali che siate, a raccettarne
Benignamente, e ad aitarne in tanta
Nostra sventura! Imperversando in mare
Una fiera procella, i legni tutti
Della nave, in che noi lassi! eravamo, 1510Sconfisse, sperperò barbaramente;1
Sicchè noi vi preghiam, se d’esaudirne
Pur v’aggrada, che un qualche a ricoprirne
Panno ne diate, e che pietà vi prenda
D’uomini a voi d’età pari, e infelici! 1515Deh per Giove Ospitale e protettore
De’ supplici, rispetto a noi portate:
Supplici e peregrini a Giove cari
Sono, e benigno anco riguarda a noi.2
E d’Esone il figliuol che di Finéo 1520Già compirsi avvisava i vaticinii,
Con accorta dimanda a lui rispose:
Tutto a voi tostamente e di buon grado
Presterem noi; ma dimmi or tu verace
Di che terra voi siete, e qual bisogno
↑Leggo, non νηὸς ἀεικελίης, come tutti leggono, ma ἀεκελίως, avverbio, usato da Omero in simile concetto. Come epiteto, qui non ha buon senso.
↑Var. al v. 1518. Sono, e tien fisso anco su noi lo sguardo.