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libro ii. 117

     Fecer coperchio. E come scoppia un fiero
     Clamor nel campo allor che squadre ostili
     Irrompono a battaglia, un tal di grida
     Fragor levossi dalla nave all’aere;
     1445Nè augel videro più; chè all’appressarsi
     A quell’isola i Minii insù gli scudi
     Percosser forte, e di repente in fuga
     Di qua, di là quell’infinito stormo
     Via ne volò; se non che al par di quando
     1450Giove fa un nembo di gragnuola spessa
     Piombar della città sovra le case,
     E gli abitanti l’odono su i tetti
     Crepitante saltar, ma stan sicuri,
     Perocchè non li colse improvveduti
     1455L’aspra intemperie, e la magion munita
     Han di salda coperta; una di penne
     Fitta grandin così su i naviganti
     Scagliâr giù quegli augelli, alto volando
     Di là dal mare alle montagne opposte.
1460Ma qual ebbe Finéo mente di quivi
     Far lo stuolo approdar? Qual pro venirne
     All’intento dovea de’ Greci eroi?
Di Frisso i figli in Colchico naviglio
     Fêan, d’Ea partiti e da quel sire Eeta,
     1465Alla città d’Orcómeno viaggio,
     Per le ingenti ricchezze ivi raccôrre
     Del padre lor, che avea, morendo, ad essi
     Di ciò fatto comando. E già quel giorno
     Eran presso a quell’isola pur giunti,