Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/142

116 argonautica.

     Gli stinfàlidi augei fugar dal lago.
     Bensì salito ad alta balza in cima,
     Tamburò con le mani un assordante
     1415Bronzeo strumento, e a quel fragor sorpresi
     Quei da spavento orribile, lontano
     Fuggîr stridendo. Ed anche noi partito
     Pigliam conforme; anzi dirò quel ch’io
     Già in mente divisai. Tutti sul capo
     1420Gli elmi poniam d’alto cimiero instrutti,
     E a vicenda co’ remi il legno spinga
     Metà di noi, metà di lucid’aste
     E di scudi a difesa armi la nave,
     E tutti poi concorde un grido alzate,
     1425Tal che quelli spavento abbian di tanto
     Scoppio inusato, e de’ cimier che ondeggiano,
     E delle in aria aste vibranti; e quando
     Giunti all’isola siamo, urla farete,
     E picchiando gli scudi un gran fracasso.
1430Disse, e il provido avviso a tutti piacque;
     E di bronzee celate orribilmente
     Rilampeggianti arman le teste, e sventolano
     Rossi all’aure i cimieri. Altri alternando
     Vogano, e con gli scudi altri o con l’aste
     1435Ricoprono la nave. E qual se l’uomo
     Di cotte argille un edificio attetta,
     Delle pioggie riparo ed ornamento,
     L’un con l’altro via via congiunge e intesse
     Gli émbrici insieme, in simigliante forma
     1440Commettendo gli scudi essi alla nave