Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/139


libro ii. 113

     Entro a’ recessi dell’Almonia selva,
     Quelle a lui partoria figlie di guerra
     1330Desiderose. Ma d’Argeste ancora
     Tornâr l’aure a spirar, mercè di Giove,1
     E con prospero vento essi la curva
     Spiaggia lasciâr, dove cingean già l’armi
     Le Temiscirie Amazoni; chè tutte
     1335Una sola città non le accogliea,
     Ma per tribù divise in tre diverse
     Regïoni avean sede. In Temiscira
     Stavan coteste, a cui regina allora
     Era Ippolita; ed altre abitatrici
     1340Son di Licasto, e di Cadesa l’altre
     Saettatrici esperte. Il dì che siegue
     E la notte di poi venian dappresso
     De’ Cálibi alla terra. Una tal gente
     Nè suole i campi arar co’ buoi, nè alcuna
     1345Util pianta allevar di dolce frutto,
     Nè guidar greggi a rugiadosi paschi,
     Ma scavando il terren sodo, di ferro
     Producitor, vitto si merca, e mai
     Non sorge aurora di fatiche immune
     1350A lor di fumo e di fuligin nera
     Sozzi mai sempre, e al lavor duro intesi.
Tosto poi, volteggiati intorno al capo
     Di Giove Genetèo, scorron lunghesso
     La Tibarenia terra, ove de’ parti

  1. Var. ai v. 1330-1331. Desiderose. Ma d’Argeste ancora,

    La di Giove mercè, spiraron l’aure,
Bellotti. 8