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libro ii. 111

     1270Notte pur anco. Dell’Assiria terra
     Sorgon quindi alle coste, ove a Sinòpe,
     Figlia d’Asopo, un dì Giove diè stanza,
     E col prometter suo fraude a sè stesso
     Da sè tessendo, a lei serbar concesse
     1275Verginità. Fruir con lei volendo
     I diletti d’amor, darle promise
     Tutto ch’ella chiedesse; e scaltra a lui
     Ella serbar verginità richiese.
     Anco frodò con simil tratto Apollo
     1280Dell’amplesso di lei desideroso,
     E non men l’Ali fiume; ed uom nessuno
     Fra sue cupide braccia unqua la strinse.
     Là del Trinéo Deímaco a soggiorno
     I tre figli venian, Deïleonte
     1285Ed Antólico e Flogio, allor che privi
     Restâr d’Alcide. Essi appressar veggendo
     Quello stuol navigante, iti all’incontro,
     Diêr di sè conto a’ Greci eroi; nè quivi
     Più star volendo, entrâr con quelli in nave,
     1290Allo spirar d’un forte Argeste; e spinti
     Da quell’aura veloce, oltre dell’Ali
     Passâr lo sbocco, e si lasciâr di retro
     Le correnti dell’Iri e dell’Assìra
     Terra le dune; e in quel medesmo giorno
     1295Svoltâr da lungi l’Amazonio Capo
     Che di porto è fornito. Ivi l’eroe
     Alcide avea la marzia Melanippe,
     Che incontro gli si fe’, presa d’agguato;