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110 | argonautica. |
Le gomene gittâr; quindi al sepolcro
Fûr di Stenelo intorno, e libagioni
1245Sparser su quello, e vittime d’agnelli
Sagrificâro. Indi un altar da parte
Eretto a Febo salvator di navi,
Ostie v’arsero sopra, e Orfeo sua lira
V’appese; e Lira indi fu detto il loco.
1250Tosto poi, come urgea prospero il vento,
Rimbarcaronsi i Minii, e la distesa
Vela fermâr con poggia ed orza, e celere
Correa la nave a fior di mare, in guisa
Di sparvier che su l’ali aperte e quete,
1255Senza batterle al vol, via via veloce
Va per lo ciel dall’aere portato.
E già innanzi al Partenio ei son trascorsi,
Placido fiume, che colà s’insala,
Di cui la diva di Latona figlia,
1260Quando vien dalla caccia, e sale al cielo,
Rinfresca pria le faticate membra
Nelle piacevol’acque. E innanzi ognora1
Spingendo il corso per tutta la notte,
E Sésamo e gli eccelsi oltrepassâro
1265Monti Eritini ed il Crobìalo e Cromna
E il selvoso Citoro. Indi co’ nuovi
Raggi del sol rigirano il Carambi,
E co’ remi di poi battono il mare
Tutto il dì piaggia piaggia, e la seguente
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Var. ai v. 1261-1262. Rinfresca pria nelle piacevol’acque
Le faticate membra. E ognor più innanzi