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108 argonautica.

     I pensier tristi, e risorgete all’opra!
Mesto Giasone a lui risponde: O figlio
     D’Éaco, ove son questi nocchieri esperti?
     1190Quei che periti della nautic’arte
     Vantavamo fra noi ve’ come a terra
     Chine han le fronti, e son di me più afflitti.
     Io con la morte di que’ due preveggo
     Mala sorte a noi pur, se nè concesso
     1195Sarà l’andarne alla città d’Eeta,
     Nè fuor da’ scogli Cianèi ritorno
     Far di Grecia alla terra, e in ozio vano
     Noi qua invecchiando, inonoratamente
     Misera morte coprirà d’oblio.
1200Tacque; ed Ancéo con pronta voglia il legno
     Guidar promise; e l’animava al certo
     D’un dio lo spirto. E dopo lui bramosi
     Di quel governo Ergin, Nauplio ed Eufemo
     Sursero pur; ma dello stuolo il voto1
     1205Quella gara contenne, e scelse Ancéo.
     Poi su ’l mattin del dodicesmo giorno
     Salsero in nave. A lor soffiava in poppa
     Un zefiro gagliardo. Prestamente
     L’Acheronte vogando oltrepassato,
     1210Sciorinarono alacri i lini al vento,
     E a gonfie vele e con sereno cielo
     Molto corsero innanzi, e giunti in breve
     Son del fiume Callìcoro alle foci,
     Là ’ve di Giove il Nisio figlio è grido

  1. Var. al v. 1204. Sursero pur; ma degli eroi lo stuolo