I pensier tristi, e risorgete all’opra!
Mesto Giasone a lui risponde: O figlio
D’Éaco, ove son questi nocchieri esperti? 1190Quei che periti della nautic’arte
Vantavamo fra noi ve’ come a terra
Chine han le fronti, e son di me più afflitti.
Io con la morte di que’ due preveggo
Mala sorte a noi pur, se nè concesso 1195Sarà l’andarne alla città d’Eeta,
Nè fuor da’ scogli Cianèi ritorno
Far di Grecia alla terra, e in ozio vano
Noi qua invecchiando, inonoratamente
Misera morte coprirà d’oblio. 1200Tacque; ed Ancéo con pronta voglia il legno
Guidar promise; e l’animava al certo
D’un dio lo spirto. E dopo lui bramosi
Di quel governo Ergin, Nauplio ed Eufemo
Sursero pur; ma dello stuolo il voto1 1205Quella gara contenne, e scelse Ancéo.
Poi su ’l mattin del dodicesmo giorno
Salsero in nave. A lor soffiava in poppa
Un zefiro gagliardo. Prestamente
L’Acheronte vogando oltrepassato, 1210Sciorinarono alacri i lini al vento,
E a gonfie vele e con sereno cielo
Molto corsero innanzi, e giunti in breve
Son del fiume Callìcoro alle foci,
Là ’ve di Giove il Nisio figlio è grido
↑Var. al v. 1204. Sursero pur; ma degli eroi lo stuolo