Nautico palo di selvaggio olivo
Frondeggiante verdeggia. E se ancor questo
Col favor delle Muse io cantar deggio, 1135Dirò che Febo apertamente impose
A’ Beoti e Nisei render di culto
Onoranza al sepolto, e una cittade
Fondar là intorno all’oleastro antico;
E quei, mutato al Divo Idmone il nome, 1140Agamèstore ancor van celebrando.
Ma chi altri morì? poichè d’un altro
Morto compagno alzâr gli eroi la tomba,
E due tuttor funerei monumenti
Appajon quivi. — Anco l’Aguìade Tifi 1145Fama è ch’ivi cessò: non era a lui
Dato da’ fati il navigar più lunge.
Breve morbo il sopì d’eterno sonno
Quivi lontan dal patrìo tetto, intanto
Che de’ Minii lo stuolo esequïava 1150D’Abante il figlio. Per tanta sventura
Prese tutti gran duolo; e poi che tomba
Diêro a lui presso all’altro, in faccia al mare
Caddero in abbandono, e taciturni,
Stretto il corpo ne’ pallii, nè di cibo 1155Più ad alcun sovvenìa, nè di bevanda,
E di tristezza si struggean; chè molto
Già la speranza del tornar lontana.1
E durati in quel cruccio, in quella cura
Sarìan più ancor, se non che Giuno infuse
↑Var. al v. 1157. Si féa la speme del tornar lontana.