Renderò volentier; chè ben s’addice 1075A’ deboli ciò far, quando i più forti
Recan lor giovamento. A voi compagno
Darò Dàscilo mio figlio diletto,
E ospitali accoglienze in ogni dove
Troverete con lui sino alla foce 1080Pur là del Termodonte. Ed io su ’l vertice
Dell’Acherusio promontorio un alto
A’ Tindàridi tempio ergerò sacro,
Cui d’assai lunge per lo mar veggendo
Venereranno i naviganti; ed anco 1085Innanzi alla città, siccome a numi,
Lor farò dono di feraci campi.
Fra le mense così favoleggiando
Consumarono il giorno; e tutti poi
Solleciti al mattin verso la nave 1090Scesero; e Lico ei pur venìa con molta
Copia di doni, e seco il figlio avea,
Di casa addotto a navigar con loro.
Quivi un fiero destin Idmon, d’Abante
Figliuol, colpì che di profetic’arte 1095Dotto era pur; ma la profetic’arte
Non lo salvò, poi che il poter del fato
A perir lo traea. Dentro a un cannoso
Padul della riviera a raffrescarsi
Nella melma la pancia immane e i fianchi 1100S’acquattava un cignal di bianche zanne,
Orrido mostro, onde avean tema anch’esse
In quell’acque le Ninfe; ed uom veduto