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apollonio rodio. | iii |
stessi di questo tempo sono anche grammatici; l’erudizione soffoca in loro o frena gl’impeti liberi del genio; non si ispirano più direttamente alle vergini e candide impressioni della natura; ma ciascuno sceglie fra gli antichi poeti il suo modello, e con ogni cura, con ogni sforzo tenta copiarlo e riprodurlo.
È tutta una poesia di riflessione, di seconda imitazione, che cerca l’effetto con artificii vani, or più or meno felici. Le condizioni politiche e civili del popolo greco nel tempo posteriore ad Alessandro sono profondamente diverse da quelle che erano innanzi. Spente le Repubbliche, e distrutti i piccoli Stati che tenevano desta una vita rigogliosa e molteplice in varie parti della penisola, si levarono sulle loro rovine vasti regni, con reggimento assoluto, e, per maggior danno ed onta, fiacco e corrotto. Poche grandi città, sorte sopra suolo non greco, concentrarono in sè tutta la vita politica, letteraria ed artistica della nazione. In tal modo il popolo, che era stato il vero autore dell’antica civiltà e grandezza della patria, si ritraeva sempre più dal prendere parte attiva al movimento politico, e diventava sempre più estraneo alla vita intellettuale della nazione. Occupato de’ soli interessi materiali ed economici, perdeva il sentimento dell’ideale; e ogni aspirazione alle gioje del pensiero veniva illanguidendo e spegnendosi nell’animo suo. La popolazione di Alessandria, di Pergamo, di Antiochia, centri fiorenti dell’ellenismo, era mista d’elementi diversi, sui quali prevaleva bensì di gran lunga il greco, ma non così da poter serbare intatta la purità del carattere nazionale. I commerci, le industrie,