E l’Esónide a Lico ad uno ad uno
La schiatta e il nome de’ compagni suoi
Esponeva, e di Pelia il fier comando,
E come ospizio dalle Lennie donne 1025Ebbero, e quanto in Cìzico, soggiorno
De’ Dolïoni, oprâro, e venner quindi
In Misia, e a Cío, dove il prestante Alcide
Lasciâr spensatamente; e gli ridisse
Di Glauco i vaticinii, e come a morte 1030Amico han tratto, e la Bebricia gente;
Nè i profetici detti e il tristo stato
Di Finéo tacque, e il venturoso scampo
Di mezzo alle Simplegadi, e lo scontro
Che in un’isola quindi ebber d’Apollo. 1035All’udir quel racconto in cuor diletto
Lico prendea, ma del lasciato Alcide
Gli dolse, e a tutti in questi accenti il disse:
Oh amici, oh di qual uom senza l’aita
Vi cimentate ad un tanto viaggio, 1040Quanto è quinci ad Eeta! Io ben quel forte
Vidi e conobbi in queste case istesse
Di Dáscilo mio padre allor ch’ei venne
Qua pedestre il suol d’Asia attraversando,
Apportatore ad Euristeo del cinto 1045Della guerriera Ippolita. Trovommi
Ombrante allor del primo pel le gote;
E di Príola qui allora (un mio fratello
Da’ Misii ucciso e la cui morte ancora
Con lugubri canzoni il popol piange)