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102 argonautica.

     E l’Esónide a Lico ad uno ad uno
     La schiatta e il nome de’ compagni suoi
     Esponeva, e di Pelia il fier comando,
     E come ospizio dalle Lennie donne
     1025Ebbero, e quanto in Cìzico, soggiorno
     De’ Dolïoni, oprâro, e venner quindi
     In Misia, e a Cío, dove il prestante Alcide
     Lasciâr spensatamente; e gli ridisse
     Di Glauco i vaticinii, e come a morte
     1030Amico han tratto, e la Bebricia gente;
     Nè i profetici detti e il tristo stato
     Di Finéo tacque, e il venturoso scampo
     Di mezzo alle Simplegadi, e lo scontro
     Che in un’isola quindi ebber d’Apollo.
     1035All’udir quel racconto in cuor diletto
     Lico prendea, ma del lasciato Alcide
     Gli dolse, e a tutti in questi accenti il disse:
Oh amici, oh di qual uom senza l’aita
     Vi cimentate ad un tanto viaggio,
     1040Quanto è quinci ad Eeta! Io ben quel forte
     Vidi e conobbi in queste case istesse
     Di Dáscilo mio padre allor ch’ei venne
     Qua pedestre il suol d’Asia attraversando,
     Apportatore ad Euristeo del cinto
     1045Della guerriera Ippolita. Trovommi
     Ombrante allor del primo pel le gote;
     E di Príola qui allora (un mio fratello
     Da’ Misii ucciso e la cui morte ancora
     Con lugubri canzoni il popol piange)