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libro ii. 89

     E i più gioveni intanto una gioconda
     Cena apprestâro; e ben cenato poi,
     Altri presso alle amarre insù la spiaggia,
     Altri raccolti nelle regie case,
     665Adagiaronsi al sonno. Al dì novello
     L’aure etesie soffiâr, che sovra tutta
     Spiran la terra per voler di Giove;
     E la cagion di quel voler fu questa.
A’ tempi antiqui una Cirene è fama
     670Che nelle lande del Penéo le agnelle
     Guardava al pasco; e il suo virgineo fiore
     E serbar lo suo letto immacolato
     Le piacea: ma la vide in ripa al fiume
     Pascer la greggia Apollo, e via rapita,
     675Lungi d’Emonia, a custodir la diede
     Alle Ninfe di Libia abitatrici
     Presso al monte Mirtosio. Ivi ella a Febo
     Aristeo partorì, cui Nomio e Agreo
     Appellano gli Emonii; e Febo lei,
     680Per l’amor che n’avea, Ninfa esser fece
     Di lunga vita, e cacciatrice, e il figlio
     Infante ancora ad allevar nell’antro
     L’asportò di Chirone. Adulto poi,
     Nozze a lui procurâr le dive Muse,
     685E de’ morbi la cura, e la scïenza
     Gl’insegnâr de’ profeti, e il fecer capo
     De’ greggi lor quanti pascean di Ftia
     Nell’Atamanzio campo, e intorno all’alto
     Otri e del sacro Assidano alle sponde.