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libro ii. 87

     Molti scampò co’ vaticinii suoi,
     Onde grati venian sempre di cibo1
     A rifornirlo. Era più caro a lui
     In fra gli altri Parebio; e questi lieto
     610Fu di veder quivi que’ prodi accolti,
     Cui già tempo Fineo gli profetava
     Che dalla Grecia alla città d’Eeta
     Avviandosi un giorno, avrian, sostando,
     Amarrato la nave al Tinio lido
     615E cessato le Arpie che l’ira ultrice
     Gli mandava di Giove. Il vecchio agli altri
     Satisfacendo di prudenti avvisi,
     Li accommiatò: solo a Parebio invito
     Fe’ di restar co’ Greci eroi; ma tosto
     620Gl’ingiungea di condurgli il più perfetto
     Agnel delle sue greggie; e, lui partito,
     Dolce all’ospite stuolo ei così parla:
Amici miei, tutti non son cattivi
     Gli uomini, no, nè immemori son tutti
     625Di ricevuto beneficio. E tale
     Questi non è, che a me sen’ venne un giorno
     Per saper di sua sorte. Ei più fatiche
     Sosteneva e travagli, e più di vitto
     Inopia lo stringea. L’un dì più tristo
     630Dell’altro ognor gli succedea, nè mai
     Dal duro affaticarsi avea respiro.
     Ei pagava così pena d’un fallo
     Del proprio genitor, che un dì ne’ monti

  1. Var. al v. 607. Onde grati venian di nutrimento