Molti scampò co’ vaticinii suoi,
Onde grati venian sempre di cibo1
A rifornirlo. Era più caro a lui
In fra gli altri Parebio; e questi lieto 610Fu di veder quivi que’ prodi accolti,
Cui già tempo Fineo gli profetava
Che dalla Grecia alla città d’Eeta
Avviandosi un giorno, avrian, sostando,
Amarrato la nave al Tinio lido 615E cessato le Arpie che l’ira ultrice
Gli mandava di Giove. Il vecchio agli altri
Satisfacendo di prudenti avvisi,
Li accommiatò: solo a Parebio invito
Fe’ di restar co’ Greci eroi; ma tosto 620Gl’ingiungea di condurgli il più perfetto
Agnel delle sue greggie; e, lui partito,
Dolce all’ospite stuolo ei così parla:
Amici miei, tutti non son cattivi
Gli uomini, no, nè immemori son tutti 625Di ricevuto beneficio. E tale
Questi non è, che a me sen’ venne un giorno
Per saper di sua sorte. Ei più fatiche
Sosteneva e travagli, e più di vitto
Inopia lo stringea. L’un dì più tristo 630Dell’altro ognor gli succedea, nè mai
Dal duro affaticarsi avea respiro.
Ei pagava così pena d’un fallo
Del proprio genitor, che un dì ne’ monti