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libro ii. 85

     Conturbato la mente, a lui sì disse:
550Buon vecchio, a noi ben del passaggio nostro
     Disegnasti la mèta, e in qual segnale
     Fidar dobbiam di valicar nel Ponto
     Fra i due temuti orridi scogli. Or io,
     Se da quelli tornar salvi n’è dato
     555Di Grecia ai lidi, udir da te vorrei,
     E che far deggio, e come ancora, ignaro
     Del cammino, rifar tanto viaggio
     Con gl’ignari compagni? Ed Ea di Colco
     Del mare è posta e della terra in fondo.
560Gli fe’ il vecchio risposta in questi accenti:
     Figlio, com’abbi degl’infesti scogli
     Trapassato il periglio, animo prendi;
     Poichè, d’Ea ritornando, al tuo cammino
     Fia guida un nume, e per andarne ad Ea
     565Molti saranno insegnatori e duci.
     Ma oprate, amici, a procacciar lo scaltro
     Di Venere favore: il glorïoso
     Fin de’ vostri cimenti è posto in lei.
     Altre di ciò più non mi fate inchieste.
570Tacque a tanto; e là presso, ecco, del trace
     Borea i due figli per l’aere calando
     Posan su ’l suolo le veloci piante.
     Surser gli eroi dai seggi lor, veggendo
     Giunti i divi garzoni; e Zete ad essi
     575Di saper desiosi, ansante ancora
     Ed anelante ancor del faticoso
     Corso, narrò quanto lontan le Arpie