520Ond’io che intendo con amico affetto
All’util vostro, io v’accomando quivi
Approdar.... Ma perchè di nuova colpa
Reo mi farò, partitamente a voi
Rivelando ogni cosa? In là da quella 525Isola e dall’opposto continente
È de’ Filiri il suolo, e insù di loro
Stanno i Macroni, ed oltre lor le folte
De’ Bechiri tribù, quindi vicine
Le de’ Sapiri e confinanti poi 530I Bizéri, e sovr’essi han sede alfine
I belligeri Colchi. Il cammin vostro
Però in nave seguite infin che giunti
Siate all’ultima proda. Ivi da lunge
Da’ monti Amarantei scendendo il Fasi, 535Scorso il Citaico ed il Circeo terreno,
Volve in seno del mar l’ampio dell’acque
Vorticoso volume. Entro sua foce
Voi spingendo il naviglio, le torrite
D’Eeta Citeéo mura vedrete, 540E il bosco ombroso a Marte sacro. Appeso
Quivi in vetta d’un faggio è il vello d’oro,
E orribile a vedersi a guardia un drago
Vi sta, che sospettoso intorno sempre
Guata, nè dì nè notte i truculenti 545Occhi mai non gli doma un dolce sonno.
Tale ei parlò. Tutti in udirlo presi
Fûr da timore, e attoniti gran pezza
Stettero. Alfin l’eroe Giasone, anch’egli