Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/11

APOLLONIO RODIO.






Pochi popoli furono più fecondi dei Greci antichi nell’epica poesia, ma delle molte loro epopee non sono a noi pervenute che l’Iliade e l’Odissea, attribuite ad Omero, e gli Argonauti di Apollonio Rodio. Omero in sul primo limitare della storia letteraria della Grecia canta gli Dei e gli eroi nazionali, i miti e le glorie del popolo, di cui ritrae con ingenua fedeltà le condizioni al tempo suo. Con versi armoniosi e spontanei, con lingua limpidissima e tersa, con ricchezza d’imagini e colori, ei ci trasporta in un mondo assai diverso dal nostro, ma che ci diventa subito famigliarissimo; perchè l’arte del poeta dà vita ed anima a tutto quanto narra e descrive. La Grecia ne’ suoi versi ci si para dinanzi colle fiorite sue valli, con gli ombrosi suoi monti, col limpido cielo che azzurro si stende sulle commosse onde dell’Egeo, nel quale si specchiano le vaghe sue isole. Gli eroi d’Omero sono persone vive, sentono, parlano, si muovono innanzi a noi, e noi, rapiti dall’onda di quei versi divini, sentiamo e viviamo con loro. Apollonio Rodio sta invece

Bellotti. a