Com’è rito, apprestâr con le predate
D’Amico greggie. Entro il palagio poi
Lauta cena imbandîro, e tutti assisi
Banchettarno, e con essi anco Finéo 410Che trangugiava avidamente, e in sogno
Dar gli parea all’anima ristoro.
Indi, poi che di cibo e di bevanda
Ebber pago il desìo, tutta la notte
Vigilando aspettâr di Borea i figli, 415E in mezzo il vecchio al focolar seduto
Così profeteggiando ad essi espose
Del lor viaggio i vari casi e il fine:
Datemi ascolto. A voi tutto non lice
Chiaramente saper; ma quanto ai numi 420Aprirvi è in grado, io no ’l terrovvi ascoso.
A dolermi ebbi già d’aver la mente
Tutta di Giove appien fatta palese,
Ahi troppo incauto! perocchè vuol egli
Che gli oracoli suoi sol chiari in parte 425Sieno a’ mortali, a fin che d’uopo in parte
Sempre lor sia di consultar gli dei.
Dipartiti da me voi primamente
Là le due rupi Cianée vedrete
Ove il mar più si stringe, e ancor fra quelle 430Salvo, cred’io, non trapassò nessuno;
Perocchè non si fondan su profonde
Radici, e l’una sovente con l’altra
A congiunger si vanno, e su lor l’onda
S’accavalla bollendo, e la scogliosa