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80 argonautica.

     Com’è rito, apprestâr con le predate
     D’Amico greggie. Entro il palagio poi
     Lauta cena imbandîro, e tutti assisi
     Banchettarno, e con essi anco Finéo
     410Che trangugiava avidamente, e in sogno
     Dar gli parea all’anima ristoro.
     Indi, poi che di cibo e di bevanda
     Ebber pago il desìo, tutta la notte
     Vigilando aspettâr di Borea i figli,
     415E in mezzo il vecchio al focolar seduto
     Così profeteggiando ad essi espose
     Del lor viaggio i vari casi e il fine:
Datemi ascolto. A voi tutto non lice
     Chiaramente saper; ma quanto ai numi
     420Aprirvi è in grado, io no ’l terrovvi ascoso.
     A dolermi ebbi già d’aver la mente
     Tutta di Giove appien fatta palese,
     Ahi troppo incauto! perocchè vuol egli
     Che gli oracoli suoi sol chiari in parte
     425Sieno a’ mortali, a fin che d’uopo in parte
     Sempre lor sia di consultar gli dei.
     Dipartiti da me voi primamente
     Là le due rupi Cianée vedrete
     Ove il mar più si stringe, e ancor fra quelle
     430Salvo, cred’io, non trapassò nessuno;
     Perocchè non si fondan su profonde
     Radici, e l’una sovente con l’altra
     A congiunger si vanno, e su lor l’onda
     S’accavalla bollendo, e la scogliosa