Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
libro ii. | 75 |
Le pareti all’intorno, uscìa di fuori.
270Le membra nell’andar tutte gli tremano
Di fiacchezza e vecchiaja; ha di sozzure
Scabra l’arida pelle, e questa è sola
Che la compage gli contien dell’ossa.1
Fuori uscendo sentì grave il ginocchio
275Piegarglisi, e dell’atrio insù la soglia
Stette, e assettossi. Una vertìgin buja
Lo involse: sotto gli parve la terra
Rigirarsi, e in sopor languido cadde
Senza dir motto. A quella vista intorno
280Gli si fecero i Minii, e ne stupîro;
Ed ei dal fondo del petto a fatica
Trasse un sospiro, e profetando disse:
Udite, o voi che della Grecia tutta
Siete i miglior, se veramente siete
285Quei che per duro del suo re comando
Giason su l’Argo al Vello d’or conduce.
Sì, quei voi siete: il dice a me la mia
Mente divinatrice; e di ciò rendo
Grazie a te, di Latona, o re, figliuolo,
290Pur fra’ gravi miei mali. Ah per quel Giove
Che de’ supplici ha cura, e a chi li sprezza
È tremendo; per Febo e per la stessa
Giunon vi prego, il cui favor vi guida
Più che ogni nume, a me deh soccorrete!
295Da miseria scampate un infelice;
- ↑
Var. ai v. 272-273. Scabra l’arida cute, e dalla pelle
Sol contenute son le scarnate ossa.