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9 | del volgarizzatore | 10 |
Alcuni, e fra questi anche il Lister, credono, e ’l credono con buona ragione, che nei tempi delle irruzioni dei barbari l’apprestamento dei cibi siasi mutato, ma non già per quella causa ch’egli estima, cioè perchè questi si nutrivano di formaggio e carni mezzo crude, ma sì veramente perchè fra i saccheggiamenti, gl’incendi e le stragi il lusso delle cucine non aveva più luogo, nè poteva averlo. Perchè in quei giorni di somma miseria più non bisognava che un tozzo di pane, e pure averlo era difficile. Non è già che i signori influissero col proprio esempio nel gusto de’ loro schiavi, ma la necessità spingeva questi in qualche modo ad imitarli. E che la sola necessità forzasse gl’Italiani a mangiar male non potendo meglio, si dimotra con ciò, che appena tornò la pace nelle nostre contrade, appena il commercio nelle città, l’agricoltura nei campi, ripresero i loro diritti, si trovano nelle storie narrazioni di sontuosi banchetti che per nulla invidiavano quelli dei Romani durante ancora l’impero. La cucina non si è essenzialmente mutata, soltanto che noi mangiamo meno e chiaccheriamo assai più.
Pel volgarizzamento, essendo finalmente tempo di parlarne, ci siamo attenuti al testo, pubblicato dal dotto Humelberg nella edizione data dal Lister ch'è, crediamo, la più stimata; soltanto che, non di rado ci avvenne trovare che la puntazione non conveniva per la esatta espressione della idea: quindi dovendosi riprodurne il testo medesimo, qua e colà ci permettemmo mutarla collocandola là dove ci è paruto piú ragionevole. I commenti dell’Humelberg medesimo sono per la maggior parte assai ragionevoli, e se talvolta ha dato in fallo, fu perchè nulla sapendo di storia naturale toglieva ciecamente da altri: ma alquanti strafalcioni al Lister medico e naturalista assai riputato non si possono perdonare. Noi avendo procurato nelle nostre annotazioni di chiarire il testo, specialmente in ciò che a naturale istoria si spetti, abbiamo ugualmente tentato di rettificare quelle che ci sono sembrate inesattezze tanto dell’Humelberg come del Lister.
Spesso, come si doveva, ricorremmo al Lessico del Forcellini, particolarmente nei passi oscuri, sperando trovarvi le opportune dichiarazioni, ma pur troppo quasi che sempre trovammo oche il passo riportato si rimaneva nella medesima oscurità, o che la interpretazione mutava la idea. Credevamo che il Furlanetto nella sua ultima edizione del Lessico medesimo, siccome nel Frontispizio pomposamente dice correctum et auctum, avesse veramente corretto e cresciuto; ma con nostro dolore, ci siamo convinti, che alle parole non corrisposero i fatti, almeno per Apicio nostro. In questo luogo e in quello si troveranno accennate le nostre osservazioni in proposito.