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stessi, o per meglio dire, quelli di non commandare nè ubbidire ad alcuno.
R. Perché ella è la sola Legge, che comanda a tutti, e tutti devono a quella ubbidire.
D. Come poi ascolteremo la Legge?
R. La Legge non può nè spiegarsi, nè farsi eseguire da se; sono i Magistrati quelli che in nome di quella parlano ed agiscono, ma essi pure soggiaciono ai comandi della Legge, quando la danno agli altri.
D. Dunque non è in nostra libertà il disubbidire alla Legge.
R. Anzi ci è assolutamente proibito di resitsere ai Magistrati, di suscitar sedizioni contro il Governo: non possiamo violar la giustizia, non farci ragion da noi stessi, non dobbiamo appropriarci le altrui sostanze, non offender in alcuna maniera i diritti de' nostri simili, e ci è alla perfine assolutamente vietato di viver nel mal costume e nell'ozio a carico della Società.
D. E se alcuno tali azioni si permettesse?
R. Questi non sarebbe già l’uomo libero, ma lo schiavo vile di sue passioni, sarebbe un uomo violento, un reo, un nemico della Società, meritevole di esser punito da quella Legge, che vuole salvi tutti i diritti de Cittadini.
§ VII. |