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avvertimenti. V


17° L ’ j si profferisce come consonante, e come la generalità degl’Italiani (non già de’ Toscani) il pronunzia nella parola lavandaja (lavandaia presso i Toscani). L’i che precede l’j si pronunzia talora con suono assai prolungato.

18° La n in fine di parola si pronunzia non solo nasalmente, ma senza il concorso della lingua. È lettera palatale in questo caso, e non linguale. Si noti che la n che precede il suono del g e del c duri, non solo in milanese ed in italiano,ma in pressochè tutte le lingue dell’universo cangia il suono linguale nel palatale corrispondente. In fatti la lingua non concorre nella formazione del suono della prima n della parola Ancona, mentre agisce in modo palėse nel profferimento della seconda. Questa sta a quella come il t ed il d stanno al k ed al g duro, o come un suono linguale qualsiasi sta al suo suono palatale corrispondente.

19° La nn si profferisce come n semplice italiana, con suono linguale.

20° La s riceve i due suoni, come in italiano.

21° La sc nelle sillabe sce, sci ed in fine di voce si pronunzia come in italiano nelle parola sciabola. In tutti gli altri casi come nella voce italiana scaglia.

22° S’c si profferiscono in due suoni distinti, cioè separando quel della s da quel del c nella voce italiana cera.

23° La sg nelle sillabe sge, sgi ed in fine di parola riceve il suono del j francese. In tutti gli altri casi suona come nella voce italiana disgrazia.

24° S’g si pronunziano separando il suono della s da quel del g nella voce italiana gemere.