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LET — 530 — LIB


Lettu. s. m.Arnese da dormirvi su, noto: letto. (pl. letti e lettira). || Appoggiatojo o sostegno a checchessia: letto. || Lo strame che si mette sotto alle bestie per coricarvisi: letto delle bestie. || Ne’ cocomeri, zucche e simili, la parte che posa in terra. || Il fondo de’ fiumi, mari, ecc.: letto. || Quell’asse dove i fornai mettono il pane prima di infornarlo, coprendolo anco con una coperta di lana. || – di lu conzu, i lacci della palamite quando son gettati a mare o lor vengono attaccati i sugheri: la trave. || – sbattutu: spiumacciato. || – di viaggiu: portatile. || – di campu: letto da campo, tavolato pei soldati. || – di riposu: lettuccio. || – di zita : letto geniale. || – a du’ piazzi, per due persone: letto a due. || T. fond. di caratt. Pezzo di ferro grossetto, largo un pollice, lungo quanto è larga la cartella, a traverso cui è fermato, e che dall’un de’ capi termina nella forchetta: pezzo lungo (Car. Voc. Met.). || jiri a lettu comu li gaddini, a buon’ora: andar a letto quando i polli. || cunzari lu lettu, raccomodarlo: acconciare, fare o rifare il letto; e scunzari lu lettu: disfar il letto. || fig. Preparare o acconciar checchessia, disporre: far letto. || Prov. a lettu strittu curcati ’mmenzu, per non cadere, e in senso fig. bisogna cercar il certo quando vi son cose dubbie: in letto stretto mettiti nel mezzo. || essiri jittatu ’nt’on lettu: giacere a letto. E si dice più espressivamente quando uno è ammalato, o grave o da molto, essiri ’nt’on funnu di lettu: essere in fondo di letto. || primu lettu, secunnu lettu, prime o seconde nozze. || isari lu lettu, alzar le materassa, rammontandole: abballinarlo. E si dice fig. quando il povero va arricchendo che si fa il letto migliore, si compera i trespoli ecc.: || Prov. lu lettu è rosa, o è bona cosa, si nun dormi s’arriposa, il letto è sempre buono: il letto è buona cosa chi non può dormir riposa. || stari a lettu e nun durmiri è ’na pena di muriri, è chiaro. || aviri lu pani a lu lettu, presa l’idea dei fornai che fanno stare il pane prima di infornarlo un poco a riposare, e si dice fig. per indugiare onde riuscir meglio allo scopo. || unni è lu lettu è lu rispettu, là ove si soggiorna si hanno e si usano i riguardi. || lettu, tavula e focu nun ti dicinu levati di ddocu, o lettu e focu nun ti partiri di ddocu, piaccion sempre: dice il foco sta qui un poco; dice il letto sta qui un pezzetto. || lu lettu e lu focu fannu addivintari l’omu dappocu: letto e fuoco fan l’uom dappoco. || lettu caudu fa minestra fridda, chi dorme non guadagna il desinare: il letto caldo fa la minestra fredda. || lettu metti affettu, si dice a chi non si marita di genio, sperando che poi il convivere faccia nascere l’affetto: la tavola e il letto mantien l’affetto. Si può dir pure contro que’ consorti che dormono separati, onde il prov. toscano dice: chi si divide di letto divide l’affetto.

Lettu. P. pass. di leggere: letto.

Lettura. s. f. Lezione, il leggere: lettura. || T. tip. Specie di carattere: lettura.

Letturatu. s. m. Grado dei dottori: lettorìa. || T. eccl. Il secondo dei quattro ordini minori: lettorato.

Letturi. add. Leggitore, chi legge: lettore. || Maestro di scuola: maestro, precettore, (e ant. lettore da leggere). || Colui che legge o insegna in alcuno studio o accademia: lettore. || Chi esercita il lettorato: lettore.

Lettureddu. dim. di letturi: maestrello, maestrino, precettorello.

Letturicchiu. vilif. e dim. di letturi: maestrucolo, precettorello.

Letu. add. Pieno di letizia: lieto. || a leta facci, lietamente, o con serenità. || Prov. cu’ nun è letu d’iddu nun è letu di nuddu, chi non è lieto per sè, non può mostrarsi lieto per altri. || nè tu letu, nè io cuntenti, non ha a goder nessuno. || quannu li leti mancianu, li miseri cucinanu, cosi è ancora la società che per godere alcuno bisogna che altri patisca. Verrà la volta che si godrà tutti.

Lèusi. V. lesina. || – di spata: elsa. (Pasq.).

Leva. s. f. Strumento meccanico di varie fogge per rimuovere o alzar pesi: leva. || fari leva, sollevare checchessia con leva: mettere o dar leva. || T. mil. Coscrizione forzata di soldati: leva. || tiru di leva, tiro di cannone all’atto di partire: tiro di leva. || Rete lateralmente retta dalle lance ed in cui si prendon i tonni: leva. || Arnese con cui si alza una parte della carrozza quando si deve levar una ruota; se è di legno dicesi a forficia, se a vite a napulitana (Mich, Siciliano).

Levamacchi. s. m. Colui che fa il mestiere di cavar le macchie dagli abiti: cavamacchie.

Levanti. V. livanti.

Levatacchi. V. levamacchi.

Levatrici. s. f. La donna che assiste la partoriente e raccoglie il parto: levatrice.

Levi. add. Leggieri: lieve, leve. || levi levi, posto avv., pian piano: di lieve modo.

Levigari. v. a. Render ben liscio e pulito: levigare. P. pass. levigatu: levigato.

Levimenti. avv. Leggermente: lievemente, levemente.

Levìsticu. s. m. T. bot. Pianta che fa il seme in ciocche come il finocchio: levistico. Ligustrum vulgare L.

Lèvitu. s. m. Pasta inforzata per fermentar il pane: lièvito, fermento. || moddu e levitu, a uomo tardo, pigro: accidioso, neghittoso.

Lezzioni. s. f. Il leggere: lezione. || Quella parte di cosa insegnata volta per volta dal maestro; lezione. || Capitolo breve che recitan gli ecclesiastici al mattutino: lezione. || Quel che sia scritto in tale o tal altro modo, nel codice o testo che altri consulta: lezione. || dari lezzioni, insegnare: dar lezione. || pigghiari lezioni, imparare. || dari una lezzioni, gastigare: dar una lezione.

Lezziunedda. dim. di lezzioni: lezioncella, lezioncina.

Lezziununa. accr. di lezzioni.

Lia. V. liga.

Liali. add. Mantenitore delle promesse, retto, sincero: leale. Sup. lialissimu: lealissimo (A. V. ital. liale).

Lialimenti e Lialmenti. avv. Con lealtà: lealmente.