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LEN — 529 — LET


di lavare stoviglie o che: catino, còncola. || Sproposito: scerpellone. (Gr. λεβης, vaso in cui lavansi i piedi. Pasq.).

Lena. s. f. Respirazione: lena. || Posa, riposo: lena. || met. Vigore, forza da durar nella fatica: lena. || a tutta lena, posto avv., con ogni possibile sforzo: a basta lena. || fetiri la lena, puzzar il fiato.

Leniri. v. a. Raddolcire, rammorbidare: lenire (Mort.).

Lenitiveddu. (D. B.) dim. di lenitivu.

Lenitivu. add. Che ha forza e virtù di raddolcire, lenificare: lenitivo. S’usa anche s.

Lentamenti. avv. Con lentezza: lentamente.

Lenti. s. f. Cristallo convesso da ambe le parti: lente. || Quegli occhiali che non istanno fissi agli occhi: lenti. pl.

Lentiscu. V. stincu.

Lentissimamenti. avv. sup. Lentissimamente.

Lentu. add. Tardo, pigro: lento. || Contrario di teso, di tirato: lento, lente. || Detto di fuoco, non gagliardo: lento.

Lentu. avv. Lentamente: lento. || lentu lentu, lentissimamente: lento lento.

Lenturi. s. m. Lentezza: lentore. || Poca vigoria a cagione d’infermità: lentore.

Lenza. s. f. Fascia di pannolino: lenza. || Cordellina di crine a cui s’appicca l’amo per pigliar i pesci: lenza. || Fascia o altra legatura di cui ci serviamo per uso di stringere: strettoja. || a lenza, posto avv., pronto, disposto. || mittirisi a lenza, tender alcuna insidia, mettersi all’ordine. || mettiri a lenza, far mancare l’abbondanza di checchessia, tenere stretto a danaro: tener a stecchetto, tener corto. Significa pure: tener a dovere. || stari a lenza: star corto a... scarso di... || Star a dovere. || lenza di cimedda: lenza da cannella. || – di funnu: lenza immobile o di fondo. || – a manu: lenza a mano. || lenzi lenzi. dicesi di stoffa logora, stracciata, che casca: strambelloni, brandellata. || lenza di muraturi: corda (D. B.). || tagghiari lenzi di carni, dir a uno il peggio che si può: levar i brani o i pezzi di alcuno. || Listino bianco che si mette nei collari dei preti: velino, collarino. || murari a lenza, colla guida della corda; murare a corda.

Leopardu. s. m. T. zool. Fiera simile al tigre, macchiato di nero, ha la coda lunga: leopardo. Felis leopardus L.

Lepidamenti. avv. Facetamente: lepidamente.

Lepidizza. s. f. Facezia: lepidezza.

Lèpidu. add. Piacevole, giocondo: lèpido. Sup. lepidissimu: lepidissimo.

Lepra. V. lebbra.

Lepru. V. lebbru.

Lepuri. s. m. Grazia, garbo: lepore.

Lepurusamenti. avv. Graziosamente. (Pasq.)

Lepuruseddu. add. dim. Alquanto lepido.

Lepurusu. add. Con lepore, grazioso.

Lèrcamu. V. èrramu.

Lèsina. s. f. Strumento appuntato con cui si fora la pelle, il cuojo per cucirlo: lèsina. || met. D’uomo intrigante: fintone, ficchino. || E d’uomo avaro, spilorcio: lèsina. || studiari la lèsina, essere ristretto, far da spilorcio: studiar la lèsina. || lesina d’inchiantiddari, usata dai calzolai: lèsina da solettare. || – di junciri, altra specie: lesinina.

Lesinanti. (Mal.). add. Avaro, sordido: lesinante, lesinajo, stillino.

Lesineddi. V. asineddu. || V. lisinedda.

Lesioni. s. m. Offesa, danno: lesione. || Presunzione, arroganza, fasto: spocchia. || Ambizioncella. || Tal certa vanità, ricercatezza di attillatura: lindezza. || chi lesioni hai?: che pretensioni hai? || Crepatura sottile nel muro: pelo. Onde fari lisioni: far pelo, incrinare, quando le mura di volte comincian a dar segni di crepamento.

Lesivu. add. Che porta lesione: lesivo.

Lestamenti. avv. Con lestezza: lestamente.

Lestu. add. Destro, pronto: lesto. || Astuto, assentito: lesto. || Allestito, apparecchiato: lesto, fornito. || Pronto. || essiri lestu di manu, esser ladro: esser lesto di mano. || cu’ è lestu è mortu, si dice per ischerzo a chi dice esser lesto, e vale che allora uno non ha altro da fare quando vien la morte. || lestu lestu, fatto alla presta: lesto lesto. || è lestu, è finito, è morto, è spacciato, si dice di cosa e di persona: è bell’e ito. || è lestu iddu, quando uno monta tosto in bizza: eccolo lì! || lestu comu un gattu, agile: lesto come un gatto. || Per avv.: lesto. Fanf. nota nel suo Voc. d. u. Tosc. come i Toscani soglion usare gli aggettivi spesso come avv. Sup. lestissimu. lestissimo.

Lestu. avv. Lestamente: lesto.

Lesu. add. Da ledere: leso. || lesu di testa, pazzerone: cervellino. || lesu vale anche acconcio in vestiti: attillato, lindo. || Stravolto, pieno, presuntuoso: trònfio. || essiri lesu di una cosa, vantarsene, farsene bello: tenerci, andarne superbo. O anche: piccarsi di una cosa.

Letamaru. V. munnizzaru.

Letamenti. avv. In modo lieto: lietamente.

Letami. s. m. Stabbio, concime: letame.

Letargu. s. m. Oppressione di cerebro cagionata da come continuo sonno: letargo. || fig. Indolenza crassa: letargo.

Letarisi. V. litarisi.

Letificari. v. a. Far lieto: letificare (Mort.).

Letìzzia. s. f. Contentezza derivata dal godimento presente di cose che dan gusto, gioja: letìzia.

Letta. s. f. Il leggere: lettura. || Per quantità, e si dice di ingiurie, parole ecc. p. e. una letta di paroli: una carta d’ingiurie (Guerrazzi), una buona rincanata, una bottacciata (Nerucci). || diriccinni ’na letta: dirgliene una fitta. S’intende sempre di parolacce o villanie.

Letterali. add. Secondo il significato della parola, alla lettera: letterale.

Letteralmenti. avv. Secondo la lettera, la parola: letteralmente.

Letteràriu. add. Appartenente a lettere: letteràrio.

Letterateddu. dim. di letteratu: letteratino, letteratello (il secondo sa di spregio).

Letteratu. s. m. e add. Che sa di lettere: letterato. Sup. letteratissimu: letteratissimo.

Letteratuni. accr. di letteratu: letteratone.

Letteratura. s. f. Scienza di lettere; l’insieme delle opere letterarie: letteratura.