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LAS — 524 — LAT


fingardo). E in ital. A. vi è lasco per molle, pigro.

Lasdu. V. laidu. Idiotismo o meglio differenza di pronunzia di Ribera.

Làsima. V. asima di cui è protesi.

Lassamentu. s. m. Il lasciare: lassamento.

Lassana. s. f. T. bot. Spezie di cavolo selvatico. Erysimum barbarea L.

Lassaneddi. s. m. T. bot. Erba comune che nasce tra le pietre, le macerie: erìsamo. Erysimum officinale L.

Lassari. v. a. Non tòrre o non portar seco checchessia: lasciare. || Contrario di tenere: lasciare. || Il rimettere in altrui le sostanze o altro; il non istare più con chicchessia; l’ordinare qualcosa nel testamento: lasciare. || Abbandonare è più, e per sempre. || lassari jiri, lasciar andar le cose come vanno: lasciar correre. Vale anche lasciar cadere in terra: lasciare ire. || lassamu jiri, vale non ne parliamo: lasciamol’ire (Mea del Lori). || lassari jiri un colpu, darlo: lasciarlo andare. Così lassarisi jiri: slanciarsi, fogarsi. V. in jiri. || lassari stari unu, cessare di nojarlo: lasciare stare alcuno. Detto di cosa, non toccarla: lasciarla stare. || Per tralasciare: lasciare. || lassari fari, permettere: lasciare fare. || lassari diri: lasciar dire, non importarsene. || lassari sutta la botta, ucciderlo a primo colpo, p. e. gli diede una bastonata sul capo, e lo lasciò sul tiro. || lassati fari a mia, parola di chi vuole assumere un’impresa o checchessia. E così, lassati fari a Diu: lasciate che Dio faccia, quasi dire uniformiamoci a lui. || lassarisi, dicesi di cose fragili o vecchie che si rompono o vengon via. || Si dice di uno sposalizio o promessa di matrimonio che più non si fa: sciogliersi, lasciarsi. || lassarisi ’na cosa, serbarsela, conservarsela: lasciarsi una cosa. || lassami stari, dice chi è afflitto o irato di qualche cosa: lasciami stare, deh mi lascia! || T. mar. Dicesi dell’ancora che più non afferra il fondo, e comincia ad arare: lasciare (Car. Voc. Met.). || io nun lassu pri lu tempu, cioè non perciò non seguito: e’ non lasciarono per lo forte tempo (Villani). || lassannu iri ca ddà cci sunnu ecc., oltrechè egli è cattivo non tenendo conto di ciò: p. e.: lasciandolo che in esso vi sono ecc. || lassa e pigghia, si dice a chi di tutto si briga, s’affanna e non riesce poi: ciaccione. || e cca ti lassu, cioè ora finisco: e più non dico. || una cosa si fazza e l’autra nun si lassa, per far una cosa non bisogna tralasciare l’altra || è megghiu muriri e lassari, chi campari e disiari, meglio è tener in serbo a costo di lasciare agli eredi, anzichè sciupar tutto a pericolo di dover desiderare. Simile al detto è quest’altro: megghiu lassari a li to nnimici, chi aviri bisognu di l’amici. || lassari comu ’na maria, afflitta. || nun lassari pri curtu, o nè pri curtu nè pri longu, insistere, stimolare: esser o stare ai fianchi di uno (Nel Gigli e nel Tigri si trova lassare per lasciare). P. pass. lassatu: lasciato.

Lassata. s. f. Lasciamento: lasciata. || ogni lassata è persa, o pirduta, non bisogna lasciar passare le occasioni: ogni lasciata è persa o perduta.

Lassatina. s. f. Il lasciare: lasciamento. || Errore del compositore di stamperia, allorchè lascia qualche parola: lasciatura, lasciato. s.

Lassativu. add. Che ha virtù di lenire, mofidicare o purgare: lassativo.

Lassatizzu. V. arristatizzu.

Lassatu. s. m. V. lassatina.

Làssitu. V. lascitu. (A. V. ital. làssito).

Lassizza. s. f. Stracchezza, stanchezza: lassezza.

Lassu. add. Fiacco, rilasciato, stanco: lasso.

Lassuni. (D. B.). accr. Troppo lasso.

Làstima. s. f. Noja forte: fastidio. || Dolore, affanno: afflizione. || L’innamorata: dama, amorosa, amanza. || fari la lastima, mancare di qualche cosa, o di tutto: penuriare (Sp. lastima: pietà, affanno).

Lastimiari. v. a. Dar fastidio: fastidire. || Dar angoscia: angosciare, tribolare. || sintirisi lastimiari lu cori, tormentarsi lo spirito per compassione: accorarsi, angosciarsi (Sp. lastimar: lagnarsi).

Lastra. s. f. Pietra non molto grande e di superficie piana: lastra. E dicesi di altre materie di simile forma. || Per alastra. V.

Lastricamentu. s. m. Il lastricare: lastricamento.

Lastricari. v. a. Coprir il suolo di lastre di pietra: lastricare. P. pass. lastricatu: lastricato.

Lastricatu. s. m. Lastrico: lastricato.

Lastricedda. dim. di lastra: lastretta.

Làstricu. s. m. Il coperto di lastre di pietra: làstrico.

Lastrotta. V. alastrotta.

Lastruni. accr. di lastra: lastrone.

Laterali. add. Da’ lati, che sta a lato: laterale.

Lateralmenti. avv. Dai fianchi, dai lati: lateralmente.

Latinamenti. avv. Alla latina: latinamente.

Latinanti. add. e s. Che latinizza: latinante.

Latinari. V. allatinari.

Latineddu. dim. di latinu: latinetto.

Latinìsimu. s. m. Maniera di dire latina: latinismo.

Latinista. s. m. Chi sa bene il latino: latinista.

Latinità. s. f. La lingua e gli scrittori latini: latinità.

Latinizzari. v. a. Far latino: latinizzare. P. pass. latinizzatu: latinizzato.

Latinu. s. m. Componimento in latino: latino. || La lingua latina: latino. || fari lu latinu a cavaddu, far checchessia malgrado: far il latino a cavallo. || dari lu latinu ad unu, dargli le norme segrete; far il maestro addosso: dar altrui il latino. || vinirisinni cu lu latinu fattu, col disegno concepito; sciente d’ogni cosa.

Latinu. add. Del Lazio: latino. || Puro, pretto: schietto. || lingua latina, maldicente: latino di bocca (non però usato). || Buono, perfetto. || vela latina, vela triangolare de’ legni: vela latina. || chiesa latina, l’occidentale: chiesa latina. || terra latina, terra di buona qualità.

Latinu. avv. Latinamente: latino.

Latìri. Erba. V. catapozzuli.

Latitùtini. s. f. Larghezza: latitùdine. || Estensione: latitudine.

Latòmia. s. f. Cava di pietre, in cui gli antichi Siracusani formarono prigioni: latòmia.