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CUL | — 256 — | CUM |
falli: diventar di mille colori. ||Per apparenza, aspetto: colore. || Per finzione, scusa, pretesto: colore. Onde, sutta culuri di...: sotto colore di... || Ornamento di discorso: colore. || Il partito politico di chicchessia: colore. || – sfattu, del color degli itterici: color impolmonito. || – di l’arca di Nuè, come l’iride: color iridato.
Culuricchia. dim. di còlura: colleruzza.
Culuricchiu. V. culureddu.
Culuriri. v. a. Dar colore: colorire, colorare. || Usar artifizi per coonestare: colorire. || Pigliar pretesti e scuse: aonestare. || Ornare, rassettare con diligenza: raffazzonare.
Culurista. s. m. T. pitt. Che conosce ed usa bene il colore: colorista (Ad alcuni non piace questa voce).
Culuritu. s. m. Colore della carnagione: colorito. || T. pitt. Maniera di colorire: quella perfezione di ottima pittura, da cui nasce il rilievo, la vaghezza e la somiglianza al vero: colorito.
Culuritu. add. Da culuriri: colorito. || Dicesi di uomo rosso in viso: colorito. Sup. culuritissimu: coloritissimo.
Culurituri. verb. Che colorisce: coloritore –trice.
Culuruna. s. f. accr. di còlura: gran collera.
Culussali. add. Di colosso, simile a colosso, grande, gigantesco, o s’usa anco di cose morali: colossale.
Cumandari. V. cumannari.
Cumandu. V. cumannu.
Cumanna-Cumanna. s. m. Bacchetta magica con cui fingevasi poter aver ogni cosa; anco in Lombardia dicono: comanda-comanda. || lu zù cumanna-cumanna, si dice a chi sente sproporzionatamente di sè, e crede potere imporre. || fari lu cumanna-cumanna, comandar con alterigia: spadroneggiare.
Cumannamentu. s. m. Il comandare: comandamento. || pl. – di Diu, i dieci precetti che Mose comandò: comandamenti di Dio. || bannu e cumannamentu, editto della pubblica autorità o di chi ha dritto d’imporre. || fari cumannamentu di l’arma, termine del volgo attribuito a Dio e pronunziasi allorquando uno è per morire. || E per dare la sentenza di morte ai rei: far comandamento dell’anima. || officiali di cumannamentu, che agisce per ordine altrui. || ordini e cumannamentu, espressione solenne nel riferir un comando altrui; s’usa anco ironic.
Cumannanti. add. e s. Che comanda: comandante. || Dignità militare: comandante.
Cumannari. v. a. Imporre altrui che si faccia un proprio volere: comandare. || Avere o arrogarsi signoria: comandare, signoreggiare. || – li festi, far da padrone per tutto: donneggiare. || – a bacchetta, con autorità e indiscretezza: comandar a bacchetta. || – un vascellu, – un riggimentu ecc., averne il comando, esserne capo: comandare un vascello, un reggimento. || Prov. sapi sulu cumannari cu’ sapi fari chiddu chi cumanna, o nun sapi beni cumannari cu’ nun sapi beni fari, per apprezzare, compatire e conoscere il servizio bisogna che sappia ciò che costa o come si faccia: chi non sa fare non sa comandare. || cumannati cosa? modo ironico per dire: ci avete che dire? || cu’ cumanna havi a dari cchiù cuntu, ha più risponsabilità. || – li festi, far da padrone: spadroneggiare. || cumanna e vacci tu, chi vuol faccia da sè. P. pass. cumannatu: comandato.
Cumannativu. add. Che induce obbligo: comandativo.
Cumànnitu. V. cumannu.
Cumannu. s. m. Comandamento e la cosa comandata: comando (A. V. ital. comanno, Dante da Majano). || Voce con cui si ordinan i movimenti al soldato: comando, voce di comando. || bonu o malu cumannu, amorevolezza o bestialezza dei padroni in ordinare buon o cattivo garbo. || T. mar. Una sottile cordicella, che serve a fasciare le manovre e ad altri usi: comando (Zan. Voc. Met.). || aviri a cumannu o a lu cumannu mio, tuo una cosa, averla pronta da poterla usare a volontà: aver a comando o al comando mio, tuo ecc. una cosa. || stari a cumannu d’unu, pronto ai suoi comandi, a sua posta: stare a comando di uno. || dari cumannu, comandare. Onde la frase mafiosa, cci haviti a dari o cacciari cumanni: ci avete che dire? || fari li cumanni di unu. obbedirgli, e si dice anche per complimento: far il comandamento di checchessia. || pigghiarisi li cumanni d’unu, farsi dar l’ordine o altro da eseguire: pigliar detta da alcuno.
Cumarca. s. f. Contrada, luogo o paese abitato: contorno, vicinanza. || fig. Compagnia o di ragazzi o giovinastri o anco uomini per far chiasso: brigata, combriccola (Sp. comarca: distretto d’una città).
Cumbaciamentu. s. m. Il combaciare: combaciamento.
Cumbaciari. v. intr. Essere congiunta per bene e in tutto cosa con cosa: combaciare. P. pres. cumbacianti: combaciante. P. pass. cumbaciatu: combaciato.
Cumbàita. V. cubbàita.
Cumblottu. V. cumplottu.
Cumbrìccula, Cumbricula. s. f. Compagnia o conversazione di gente poco buona, che consulti cose non buone: combriccola, confrediglia.
Cumbustibbili. add. Atto a potersi bruciare: combustibile.
Cumbustibbilità. s. f. T. chim. Proprietà d’un corpo di potersi combinare co’ sostegni della combustione e segnatamente con l’ossigeno, sviluppando per lo più luce e calorico: combustibilità.
Cumeddia, Cumedia. s. f. Composizione divisa in atti e in iscene in cui si rappresentano le umane azioni buone o cattive per correggerle o commendarle: commedia. || essiri ’na cumedia, si dice d’un fatto ridicolo e stravagante: esser una commedia. || Per stidda: aquilone V.
Cumeta. V. cometa.
Cumidianti. s. m. Colui che recita in commedia: commediante.
Cumidiazza. s. f. pegg. di cumedia: commediaccia.
Cumidiedda, Cumidietta, Cumidicchia. s. f. dim. di cumedia: commedina, commedietta.
Cumidiola. s. f. dim. e vilif. di cumedia: commediola.
Cumidiuna. s. f. accr. di cumedia, molto piacevole e con grande apparato: commedione.
Cumidiuzza. s. f. vezz. di cumedia: commediuccia.