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CIC | — 197 — | CIL |
congiunte, le palee uncinate: cardo. Dipsacus, Carduus fullonum L.
Cicirinu. add. Del colore del cece: ceciato.
Cicirittu. s. m. dim. di ciciru: cecino. || Prov. o mi dati lu gaddittu, o mi dati lu cicirittu, parole di chi con ragione pretende una cosa delle due.
Cicirra. V. miula.
Cìciru. s. m. T. bot. Legume noto: cece. Cicer arientum L. || T. tip. Sorta di carattere: cìcero. || Prov. unu dici ciciri e n’autru favi, quando altri risponde stortamente: dove tu vai, son cipolle. ||ciciri a moddu V. cirimonia.
Ciciruni. s. m. Colui che fa da guida spiegando le cose che il viaggiatore visita: cicerone. || T. zool. Uccello del genere dello zigolo, più grosso d’un canario, è bigio: ortolano, strillozzo. Emberizza miliaria L.
Cicisbèu. s. m. Colui che vagheggia che ronza attorno a donne non sue: cicisbeo, vagheggino.
Cicìu. Voce dell’uccello. E l’uccello stesso. || Per un poco, un micolino.
Ciciullari. V. cataminari.
Cicogna. s. f. T. zool. Uccello grosso, alto, di becco lungo e sanguigno che ha le orbite dell’occhio nude: cicogna. Ardea ciconia L. || Dicesi anche di quel legno che bilica la campana: cicogna. || Strumento per attinger acqua, che bilicato ossia accavallato sopra un altro, s’abbassa o s’alza: mazzacavallo.
Cicònia o Carlota. V. ammi.
Cicòria. s. f.’ T. bot. Pianta oleracea, che ha i fiori a coppie sessili, le foglie uncinate: cicorea, cicoria. Cichorium intibus L. Vi ha anche la silvestre.
Ciculata. V. cicculatti.
Cicurari. V. addumisticari. Curiosa! potrebbe venire da sicurare, poichè l’addomesticarsi non è che il rendersi meno pauroso, più sicuro.
Cicuriaru. s. m. Venditor di cicoria: cicoriaro (Mal.).
Cicuta. s. f. T. bot. Pianta velenosa che ha le foglie arcicomposte seghettate, gl’invogli parziali, dimezzati, composti di circa tre sole foglie: cicuta. Conium maculatum L.
Cicutària. s. f. T. bot. Pianta che ha il caule striato-nodoso; le foglie tre volte pennate, i nervi irsuti: cicutaria. Chaerofillum silvestre L.
Ciddaràriu. V. cillarariu.
Ciddebba. V. cibbedda.
Cidduffu. s. m. Sorta d’uva di granello grosso e assai mostoso, ma insipida al gusto.
Cidduzza. s. f. dim. di cedda: celletta, celluzza.
Cidenza. s. f. Il cedere: cedenza.
Cidituri. s. m. Luogo proprio a macellar le bestie: ammazzatoio, macello (Da ocidituri quasi ucciditojo).
Ciduluni. s. m. accr. di cedola: cedolone.
Cièra. V. seggia (Dal Fr. chaise.). || cunsamu cieri, legnajuolo chi va attorno aggiustando masserizie: rattoppatore.
Cieti. (Mal.) V. lazzolu.
Cìfaru. V. lucìfaru.
Cifèca. Nella frase: stu vinu è ’na cifeca, non val nulla è cattivo.
Cifìa. s. f. (Vinci) Morbo che grava sugli occhi in modo da non poterli alzare (Gr. κέκυφα).
Cifra. s. f. Scrittura non intesa se non tra coloro che si son intesi: cifra. || L’abbreviatura del nome che si ripone ne’ quadri, sigilli ecc.: cifra. || Figura di ogni segno del numero: cifra.
Cifrari. v. a. Apporre la cifra: cifrare.
Cifratu. add. Cifrato. || parrari cifratu, in gergo, oscuro: parlar in cifra. || scriviri cifratu, con segni convenzionali: scrivere in cifra.
Cifudduni. s. m. Sbaglio, abbaglio: scerpellone.
Cifunera. s. f. Mobile per riporre arnesi: armario (Fr. chiffonnière).
Cigna. V. cinga.
Cignali. V. porcu sarvaggiu.
Cignu. s. m. T. zool. Uccello per lo più bianco, simile all’oca; più grande, di membrana cerosa gialla, e il domestico l’ha nera: cigno. Anas cignus L. || Per babbaluci V.
Ciiraru. V. siggiaru.
Ciiredda. s. f. dim. di ciera: seggiolina.
Cilanca. V. cinanca.
Cilari. V. ammucciari.
Cilebbra. V. carrubba.
Cileccu. s. m. Abito senza maniche che si mette sotto quello con maniche: panciotto, corpetto, sottoveste (Sp. chaleco).
Cilenna. s. f. Strumento fabbricato di pietre grosse, mosso per forza d’argani, sotto il quale si mettono le tele e i drappi avvolti sur i subbii, per dar loro il lustro: màngano. || Acqua in cui sia stata disfatta gomma, o altre materie viscose e tenaci, con che si bagnano i drappi ecc. per farli stare incartati e distesi: salda.
Cileppu. s. m. Liquore di zucchero bollito in acqua o sughi d’erbe o di pomi ecc. chiarito con albume d’uovo: giulebbe, giulebbo.
Cilestru. V. azzolu.
Cìlia. Nella frase purtari ciliu, esser eccellente nel suo genere. Forse da ciliu: cero, come si direbbe: portar la palma.
Cilibbranti. V. celebbranti.
Cilibbrari. V. celebbrari.
Cilibbria. s. f. Lattovaro amaro (Pasq.).
Ciliccanti. s. m. o f. T. sart. Colui o colei che cuce panciotti.
Ciliccazzu. s. m. pegg. di cileccu: corpettaccio, panciottaccio (a Firenze).
Ciliccheddu, Cilicchinu. s. m. dim. di cileccu: corpettino, panciottino.
Ciliccunazzu. s. m. pegg. di ciliccuni: farsettaccio.
Ciliccuneddu. s. m. dim. di ciliccuni: farsettino, giubberellino.
Ciliccuni. s. m. Abito con maniche che copre il busto: farsetto.
Cilindru. s. m. Solido lungo a basi piane e rotondo che ha lo stesso diametro in tutta la lunghezza: cilindro. || Rullo o spianatoio di legno o pietra bucato nel mezzo, ove s’introduce un perno di ferro, su cui gira allorchè si fa passare a calcar la terra: cilindro, ruzzolone (Taverna). || T. tip. Cilindro di legno ricoperto di panno lano, il cui asse, prolungato al di fuori dalle due bande, serve come di manubrio per farlo rotolare sulle pagine onde levante le bozze: rulletto. E quello che si rotola per ispalmar l’inchiostro sulle pagine: rullo. || T. mar. Grossa tromba di bronzo, o di ferro fuso, en-