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ARV — 88 — ASC


Arva. V. alba.

Arvanetta o Arvaretta. s. f. Vaso largo e di poco fondo per tener conserve e simili: arberello, barattolo. Dal Lat. alveolus quasi alveoletta (Pasq.).

Arvanu. s. m. T. bot. Albero alto, che fa in luoghi umidi: ontano. Alnus clutinosa L.

Arvulami. s. f. La quantità degli alberi insieme: alberaja.

Arvulari. v. a. Piantar alberi in un luogo: alberare. || Fornir d’alberi una nave: alberare. P. pass. arvulatu: alberato.

Arvulatura. s. f. T. mar. Nome collettivo di tutti gli alberi di una nave: alberatura.

Arvulazzu. s. m. accr. Alberaccio.

Arvulettu di la serra. s. m. T. legn. Quel regolo di legno che è nel mezzo della sega parallelo tra la lama e la fune: staggio. (Car. Voc. Met.).

Arvulicchiu. s. m. dim. Alberetto, alberino (Sp. arbolico, dim. di arbol).

Arvuliddu. s. m. dim. Alberetto, alberino. || arvuliddu nicu: alberellino, alberelletto.

Arvulitu. s. m. Luogo piantato, o pieno d’alberi: albereto.

Arvulottu. s. m. dim. Alberotto. || arvulottu di velacciu T. mar. Il terzo ed ultimo albero soprapposto all’albero di gabbia, sia della maestra, sia del trinchetto: albero di pappafico.

Àrvulu. s. m. Nome delle piante grandi con tronco: albero. (A. V. ital. arbolo. Fav. d’Esopo). || Lo stile che regge le vele delle navi: albero. || arvulu geneologgicu: la descrizione ordinata per discendenza degli antenati d’una famiglia: albero geneologico. || bedd’arvulu; per ironia a uomo goffo e disutile: bel coso! || arvulu caccia diavuli o arvulu cruci cruci. V. erva di s. Filippu. || àrvulu di Giuda: albero di Giuda. Siliquastrum L. || arvulu di pacenza: ambro, albero santo. Melia azederach L. || arvulu di pici. Pinus silvestris Tour. || arvulu di sturaci: albero di storace. Styrax officinalis L. || ad arvulu cadutu accetta accetta: ad albero che cade dàgli dàgli, tutti sogliono contrariare chi è degradato. || T. mar. arvuli bassi, arvuli maggiuri: alberi bassi, alberi maggiori, quelli che sono inferiori e più grossi della nave, ciò sono mizzana (mezzana), maistra (maestra) trinchettu (trinchetto). || T. mar. arvuli superiuri, gli alberi soprapposti ai bassi o inferiori: alberi superiori. || T. mar. arvulu di gabbia di mizzana; quello che sta in cima dell’albero di mezzana: albero della gabbia di mezzana. || T. mar. arvulu di cacisi, grosso e corto albero la cui cima termina in calcese: albero di calcese. || T. mar. arvulu a pìparu. V. pìparu. || Prov. arvulu pecca e ramu ricivi, secondo narra la Bibbia i figli dei figli piangono i peccati de’ padri de’ padri; giustizia turca...! eppure dicono che è giustizia divina...! tal susina mangia il padre, che allega i denti al figliuolo. || l’arvulu nun cadi a lu primu colpu: al primo colpo non cade l’albero. || arvulu richiantatu mai lu trovi carricatu: albero spesso trapiantato mai di frutti è caricato. || arvulu ’mmenzu la strata cu passa lu còtula: ciò che è nella via è di chi passa, cioè inguardabile: chi semina sulla strada, stanca i buoi e perde la semenza. || arvulu chi nun cummogghia sè stissu nun cummogghia ad autru: chi non è buon per sè non è buono per altri. || arvulu tagghiatu è menzu pigghiatu, che subito si rifà: albero tagliato è quasi barbicato. || arvulu longu tagghialu di pedi: gli alberi grandi fanno più ombra che frutto. || arvulu curtu fa bon fruttu: nelle botti piccine sta il buon vino. || arvulu chi nun frutta tagghialu di li radichi: albero che non fa frutto taglia taglia. || l’arvulu s’addrizza quannu è nicu: il ferro va battuto quando è caldo. || chiddu è l’arvulu bonu chi havi cchiù radichi, è più solido e s’usa nel morale. || l’arvulu comu crisci cussì resta, cioè che l’albero rimane come cresce; ha senso morale. || l’arvulu vecchiu nun si ica; pigliata un’abitudine da vecchio più non si lascia piegare.

Arvulunazzu. accr. pegg. Alberonaccio.

Arvuluni. s. m. accr. Alberone.

Arvuzzi o Purrazzi. s. m. T. bot. Pianta: asfodelo, porrazzo, erba regia. Asphodelus ramosus L.

Arzanu. (Vinci e Pasq.) V. abbìtu. (Dall’Eb. arez: cedro).

Arziddari. V. ’ngarziddari.

Arziddu. V. càuciu.

Àrziu e meglio Ad arziu. posto avv. vale: per cagion d’esempio, per esempio, esempigrazia. || Vale anche: al più. || ad arziu ad arziu: al più al più, alto alto.

Arzolu. V. azzolu.

Arzuni. V. manicu.

Àsara baccara. s. f. T. bot. Pianta aromatica: asarbacca, baccara. Asarum europaeum L.

Asca. s. f. e più usato nel pl. Aschi. Pezzetto che nello spaccar il legno si vien a spiccare: scheggia. (Forse dal Gr. σγεος: scheggia).

Ascaligna. V. ascaturi.

Ascari. v. a. Tagliar in pezzi legni da ardere: fendere, spaccare. P. pass. ascatu: fenduto o fesso, spaccato.

Ascata. s. f. L’azione del fendere: fendimento, spaccata.

Ascatura. s. f. Il fendere il legno: fenditura.

Ascaturi. s. m. Chi taglia il legno: taglialegna, fenditore.

Ascèdiri. V. odiari.

Ascempru. V. esempiu. (A. V. ital. assemplo).

Ascensioni e Ascinsioni. s. f. Giorno in cui ricorre la festa per la salita in cielo di G. C.: ascensione.

Aschi. V. asca.

Aschïamentu. s. m. Scheggiamento.

Aschïari. v. a. Fare, levare scheggie: scheggiare, schiappare. || intr. Rompersi in ischeggie: scheggiarsi. || Per ascari V.

Aschïatura. s. f. L’essere scheggiato o la cosa scheggiata: scheggiatura.

Aschïaturi. V. ascaturi.

Ascì. Così a Piazza l’aceto.

Àscia. s. f. Strumento di ferro da legnajuolo, ad uso di zappa, col manico di legno: ascia, asce. || ascia a du’ manu, ascia col manico più lungo. || mastru d’ascia: legnajuolo.

Asciari. v. a. Pervenire a quello di cui si cerca, o che s’era smarrito: rinvenire. || Riaver alcuna cosa, di cui si era smesso anco il pensie-