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LIBRO

ch’essendo caldo, et secco, ha qualità del tutto contrarie alle sue. Hora dunque perche la gratia, come si è detto ad altro proposito, dà perfettione alla natura, prudentemente à mio giudicio farà colui, che vuole ammogliarsi, à schifare come pericoloso scoglio per quanto si può, la troppa disaguaglianza in tutte le cose; ma molto più prudentemente, et christianamente insieme farà ad haver maggior riguardo, in elettione di cosa tanto importante, alla virtù, alla santità della vita, et a i buoni, et mansueti costumi, che alla bellezza, et alla dote, allequali cose il più de gli huomini sono tanto intenti, che facendo grandissima ingiuria alla santità del matrimonio, par che più presto trattino di condurre à casa una concubina, ò di mercantare, che di fare un’honesto, et legitimo matrimonio; assai ricca dote porta la sposa ch’è dotata d’humiltà, di pudicitia, di modestia, di verecundia, di taciturnità, di sollecitudine della cura familiare, di casto amore verso il proprio marito, et di simili altre virtù, et sopra tutto del timor santo di Dio, dal quale, et con il quale viene ogni bene. Et se quel gentile disse che voleva più presto huomo che havesse bisogno di robba, che robba che havesse bisogno d’huomo, quanto più lo deve dire il christiano? non perche non si debbia tener conto della dote, che giustamente è stata introdotta per poter meglio sostenere i pesi del matrimonio, ma perche questo non è di gran lunga il più principal pensiero che si deve havere, et pur tale si reputa da molti, per non dir dalla maggior parte de gli huomini. Potrei anchor dire che una moderata bellezza, con molta honestà è più eligibile, per molte ragioni, ma perche io mi vedo esser passato troppo avanti in questa materia, non voglio estendermi più oltra; bastimi solo haver detto che il christiano deve in ogni sua attione, et maggiormente in questa tanto santa, et importante al bene dell’anima sua, governarsi christianamente, cioè più principalmente con le regole de lo spirito, che con quelle della carne, et più presto secondo l’esempio de i pochi, et buoni, de lo stato, et conditione sua, che de molti.

Delle immoderate doti, et pompe. Cap. XXVI.

Io crederei se mi è lecito il ricordarlo, che dovesse esser cosa non mediocremente utile, se con autorità publica si ponesse dove fa bisogno alcun temperamento, et moderatione alle doti, le quali trapassando la debita misura in ciascuno stato partoriscono infiniti inconvenienti, percioche il povero padre vedendosi gravato di figliuole, et non potendo maritarle tutte con quella dote, che l’uso, o più presto abuso della patria richiede, si risolve di fare il suo sforzo in una, et l’altre ò si rimangono à invecchiare