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TERZO. 162

tempo, si stringono maggiormente co’l nodo di varii offitii et di reciproco et scambievole amore, et sono le amicitie di questa sorte anchor più stabili et ferme, perilche non è da prohibire al nostro giovanetto lo haver conversatione con suoi coetanei, ma non con molti, ne con tutti indistintamente, che se bene nella prattica larga, et commune che si ha con i Cittadini, si deve esser affabile con ciascheduno, però una certa communicatione ristretta quale è quella della vera amicitia, in ogni tempo, ha da essere con pochi, si come anchor pochi sono i veri amici, ma nella giovanezza maggiormente, laquale età è meno atta à discernere le conditioni de gli huomini, et il vero amico dal falso. Adunque alcuni di quei medesimi giovanetti che nella pueritia saranno stati compagni del nostro figliuolo di famiglia, et già si havrà qualche esperienza di loro, che sono di buoni costumi, et caminano per le istesse vie del timor di Dio, et vivono anchor essi ritiratamente, et non con ogni sorte di compagnia, questi tali continuaranno anchora in questa, et nelle seguenti età, mentre non mutino stile, et forma di vita, à poter conversar co’l nostro giovanetto, et se alcun’altro ne verrà di novo, dalla cui amicitia si veda evidentemente che il nostro figliuolo possa ricevere giovamento, non è da vietargli il fare anchora delle amicitie nove, voglia però il padre di famiglia saper ogni cosa, et tocchi ben prima il fondo del guado, come si suol dire, et habbia molte buone conietture di poter permettere al figliuolo di conversar con questo, ò con quello, et nondimeno l’occhio paterno non perda mai di vista il figliuolo che camina per la via lubrica della adolescenza, et non lo lasci per quanto può allontanar molto dal suo lato, o di alcun’altra fidata persona. Vada in oltra osservando come il giovanetto conserva lo spirito, et il gusto delle cose spirituali, come ritiene la solita modestia, et riverenza verso il padre, se nel vestire, et cose tali dimostra vanità, et curiosità più dell’ordinario, et voglia conto particular di tutto quello che il giovanetto fa, mostrando quasi di farlo più per volernelo lodare, che per una certa rigorosa, et, per cosi dire, giuditiale interrogatione, ne meno entri il discreto padre in una troppa diffidenza, ne si adombri leggiermente, ne sgridi à tutte le hore il giovanetto, anzi mostri di haver buona opinione di lui dove chiaramente egli non fusse disubidiente, ma proceda però il savio padre in modo, che il figliuolo s’accorga, et sia certo, che gli occhi della diligenza paterna vegliano sopra di lui.