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LIBRO

humana, nè basta dire, che vi sia gran copia di libri tradotti in volgare; percioche uno che non sà se non leggere, non arriva ad intendere perfettamente i concetti dell’autore, et bene spesso gli riusciranno poco meno oscuri, che se fossero latini. Ma come si sia, la cognitione è cosa eccellente, et come meglio può impiegar il tempo un giovanetto nobile, et ricco, sino al quintodecimo, ò diciottesimo anno? Lascio di dire, che le lettere sono una dolce compagnia in tutti i luoghi, et in tutti i tempi, et sono un salutifero disviamento da molte maniere di trattenimenti poco honesti, et spetialmente nella vecchiezza sono le lettere una gran conforto, quando già ogni altra maniera di lecito diletto in gran parte, non è gustevole come soleva, et sopravengono tal volta delle infirmità, che lungamente tengono in casa, et non impediscono però lo studiare, cosa che rende assai meno molesta, et noiosa quella indispositione. Aggiungi, che quando il nostro giovanetto sarà pervenuto ad esser anchor egli padre di famiglia, potrà per mezzo di questa qualità far tanto maggiore giovamento à i suoi figliuoli; et finalmente con la lettione di libri pii, et santi, si accende, et si mantiene l’amor di Dio, et si trova non mediocre consolatione, nelle afflittioni di questa misera vita, se bene non si nega, che ci sono anchora di molti buoni et divoti libri scritti nella nostra volgar lingua, che si possono, et debbono leggere da i meno intendenti. Et questo sia detto quanto à i figliuoli maschi.

Se alle figliuole femine si devono far imparar lettere. Cap. XLVI.

Quanto poi alle femine, à me pare che generalmente parlando, si habbia con esso loro à proceder del tutto diversamente; et quanto à quelle di humile, et povero stato, non fa bisogno che sappino ne anco leggere; à quelle che sono di mezzana conditione, certo non disdice il saper leggere; ma quanto alle nobili, che devono poi essere madri di famiglia di case maggiori, in ogni modo lodarei, che come si disse di sopra, apprendessero à leggere et scrivere, et numerare mediocremente. Ma che insieme con i figliuoli et sotto la disciplina de i medesimi maestri, imparino le lingue, et sappino orare, et poetare, io per me non lo approvo, ne so vedere che utilità ne possa seguire, ne al ben publico, ne al particulare delle medesime zitelle, anzi io temo, che essendo il sesso feminile vano per natura, non ne diventi tanto più superbo, et vogliano le donne far del maestro, contra i precetti dello Apostolo Paolo, oltra che suole avvenire che havendovi il padre, et la madre una certa ambitione, per la rarità