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LIBRO

detto habbiamo, ma molto più ne i concetti, et nelle forme del parlare, deve esser fuggita ogni leggierezza, et affettatione, et seguitata una grave simplicità, non inculta et senza ornamento, ma senza lisci. Che se bene non è mal segno ne i giovanetti ingegnosi, una certa ridondanza, et abondanza di colori, et vaghezze retoriche, è però da desiderare, che il giuditio del maestro vada à poco à poco risecando certe superfluità, si che crescendo poi gli anni maturi, habbia anchora et lo scrivere et il parlare, che si fa pensatamente la sua debita maturità, nel qual proposito disse bene un grande oratore, riprendendo un’altro dell’istessa professione, ilquale essendo già vecchio, riteneva quello istesso modo di orare, che havea tenuto da giovane, Remanebat idem, sed non decebat idem, cioè egli si rimaneva il medesimo, ma non gli stava bene il medesimo.

Et perche habbiamo parlato della memoria non è da lasciar di dire, che l’ordine è una di quelle cose, che aiuta grandemente la memoria, et io ho veduto persona, che naturalmente non ha gran memoria, et nondimeno per mezzo dell’ordine, distinguendo la materia dellaqual dovea trattare, ne i suoi capi principali, et dividendo poi ciascun capo nelle sue parti, et facendo à guisa d’un albero, dal cui tronco si partissero certi rami maggiori, et poi altri minori veniva in questa maniera à far una memoria locale, onde felicemente faceva, et anchor fa lunghi, et gravi ragionamenti. È l’ordine una retta collocatione delle parti, poste ciascuna al luogo suo, onde risulta bellezza, et commodità in ogni cosa, onde alcun filosofo ha detto, che in questa gran machina dell’universo, la più bella, et la miglior cosa è l’ordine; perilche desidero che il nostro giovanetto non solo per aiuto della memoria, ma per mille altri buoni rispetti, sia amico dell’ordine, avvezzandosi da fanciullo à tener i suoi libretti, le sue scritture, il suo camerino bene ordinato, il qual buon’habito di far ogni cosa ordinatamente non si può dir quanto poi giovi nella cura famigliare, nella espedition de i negotii, nella buona dispensatione del tempo, et finalmente in tutte le attioni, si come la confusione, et nel parlare, et nello scrivere, et nel governo privato, et publico apporta gravissimi incommodi, perilche meritamente nel nostro volgare, ogni cosa mal fatta, et dannosa, la chiamiamo disordine.

Se tutti i fanciulli devono imparar lettere. Cap. XLV.

Mi persuado, che il nostro padre di famiglia non havrà havuto per male, che già gran pezzo io non habbia ragionato seco, ma solo con il maestro,