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TERZO. 152

la fretta, come per il più si suol fare, laqual cosa posto che fosse buona per esercitar la memoria, certo è ella molto nociva per la pronuntia, et per l’attione. Giova anchora questo esercitio à far che i fanciulli prendano una certa sicurezza, di ragionar in conspetto di molti, et à non impaurirsi superchiamente di quel silentio, quando dovendo parlar un solo, tutti gli altri tacciono, et tengono gli occhi affissati nell’oratore, laqual cosa ad alcuni non esercitati, suole apportare non piccolo terrore; di mano in mano poi potrà il nostro scolare comporre egli stesso, et pronuntiar i suoi proprii ragionamenti, et caminando più oltra dalle angustie della scuola uscirà nella larghezza de gli auditorii, et luoghi publici.

Della emulatione tra li fanciulli. Cap. XLIII.

Et perche la emulatione tra giovanetti, che si esercitano ne’ medesimi studii, è uno sprone, che sveglia la negligenza, et fà che altrui opera con ardore, et con tutta la virtù, et non rimessamente, per tanto il maestro farà esercitare hora l’uno, et hora l’altro de’ suoi fanciulli, ponendogli in un certo modo al paragone, et acciò quelli che fanno manco bene, con la imitatione de i megliori possano far profitto, perilche anchora può giovare il proporre loro alcuni premii, si come san Basilio ricorda, parlando in questo istesso proposito della esercitatione della memoria, avvertisca però il maestro, che la modesta emulatione non passi in invidia, et odio tra loro, eshortandoli à esser diligenti, co’l qual modo non saranno inferiori à quelli, che spesse volte confidati nella vivacità dell’ingegno, meno si affaticano; giova anchor tal volta far elettione d’un putto meglio instrutto, et ben costumato, et dargli una certa sopra intendenza d’alquanti putti, onde si accenda in lui un nobil desiderio di portarsi bene nel suo piccolo reggimento, et con altri simili modi è utile andar nutrendo una virtuosa, et generosa emulatione nei fanciulli, come meglio in sul fatto istesso parerà al giuditioso maestro.

Della affettatione, et dell’ordine. Cap. XLIV.

Per ultimo non voglio lasciar di dire, che et nella voce, et ne i gesti del corpo, non solo si deve fuggire la durezza, et deformità, ma anchora ogni gesticulatione, et affettatione, et un certo modo di parlare troppo spiccato, che non ha quel decoro, et quella gravità virile, che si richiede à buon dicitore. Et non solo nella voce, et ne i gesti, come