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TERZO. 149

è da admetterli con elettione, et con giuditio, questa fu la sentenza del gran Basilio non meno santo che dotto, ilquale sopra questa istessa materia, scrisse un gratioso discorso ad alcuni giovanetti scolari, suoi congiunti, il cui titolo è, Della utilità che si deve cavare dalla lettura de i libri de’ gentili. Dove dice che debbiamo imitar le api, le quali non si pascono d’ogni maniera di fiori, et di quelli istessi, de i quali si pascono, non prendono ogni nutrimento, ma quella parte più pura, che è necessaria all’opera loro, et il resto lasciano; cosi anchor noi, come prudenti, et discreti quello che di vero, et di buono, et di profittevole si ritrova ne i scrittori profani, debbiamo prenderlo, gettando via il resto, come feccia disutile, et cosi come nel coglier le rose ci guardiamo dalle spine, cosi conviene, che da i scritti, et sermoni, de i quali parliamo, sappiamo coglier l’utile, et schifare il nocivo. Adunque ricordisi il buon maestro, che lo scolare cui egli insegna è christiano, il cui fine è la vita eterna, la quale si acquista per la fede, che come l’Apostolo dice, opera per dilettione, et per carità, osservando i divini commandamenti, perilche tutto quello ch’è contrario à questo fine, et in qualunque modo può offendere la integrità della religione, ò la bontà de’ costumi, è da fuggire come peste. Per tanto hanno ad esser banditi del tutto quei poeti, che à bello studio hanno scritto libri amatorii, et lascivi, che corrompono i buoni costumi, si come ricorda san Basilio, et come ordina il Concilio Lateranense nel decreto posto di sopra, et ultimamente il sacro Concilio di Trento nell’Indice Romano de’ libri prohibiti. Dice molto bene santo Agostino che ne i libri, et nelle cose vane, che gli leggevano mentre era fanciullo i suoi maestri, haveva imparate molte parole utili, lequali però si potevano parimente imparare nelle cose non vane, et quella dice egli, saria la via sicura, per laquale dovriano caminar i fanciulli. Et in un’altro luogo si duole d’una impudica narratione del Comico, atta ad accender libidine in un giovane, dicendo che quelle parole latine, con lequali quel fatto è descritto, si sarebbero però anchor sapute se bene tal cosa non si scriveva, et conclude santo Agostino che non riprende le parole, lequali sono come vasi eletti, et pretiosi, ma condanna il vino di errore, et di corruttela, che da gli ebrii maestri si da à bere ne i detti vasi. Perilche non si lasci ingannare il maestro da bellezza di lingua di Greco, ò di Latino scrittore, ne da sale, et acutezze spiritose di epigrammi, et simili, ma faccia scelta di quei scrittori, i quali con buona lingua hanno detto buone cose. Veda come i padri Gesuiti hanno purgato alcuni scrittori da luoghi pericolosi per la gioventù. Non legga libri stravaganti et di duro stile, ma i più approvati, che sono pochi, et frà gli altri Cicerone padre delle eloquenza Romana, scrittor grave, et