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TERZO. | 148 |
ragionato bastantemente co’l padre di famiglia, ma se ne fa un cenno anchor qui, acciò il maestro supplisca dove fosse bisogno, al mancamento, ò quello che più desidero, acciò aiuti et promova la diligenza paterna.
Dell’offitio del maestro circa lo insegnare, et prima se si devono admettere libri de’ gentili. Cap. XXXVII.
Non è piccolo impedimento al fine de’ buoni costumi, che come più volte si è detto, è il principale, et deve andare avanti à tutti gli altri rispetti, che la intelligenza delle lingue, et la eloquenza, et la cognitione di molte cose si hà da apprendere da quegli antichi scrittori, che adorarono i falsi Dei, onde non havendo havuto altro lume, che quello della natura, et questo molto adombrato, sono li scritti loro pieni di false sentenze, circa il viver humano, et molto differenti da quello che la nostra santissima religione ci insegna, come quelli che non conoscevano più alto fine che la gloria di questo vano et fallace mondo, lascio di dire di quelli che hanno scritto cose lascive, et hanno fatte con belle et acconcie parole, tante reti, che tirano gli animi semplici nel vitio. Perilche non mancano huomini giuditiosi, che dannano totalmente il leggere à i fanciulli libri di gentili, certo è che non lievemente si duole santo Agostino che nella sua pueritia, non essendo stato anchora ammaestrato, per qual cagione si deve veramente piagnere, era vanamente indotto à piagnere gli errori d’un certo Enea, et à deplorar la morte di Didone, che come i poeti han finto, uccise se stessa per amore, et in tanto, dice egli, non piagneva gli errori suoi, et la morte dell’anima, il cui morire è il non amar Iddio. Dolevasi anchora il santissimo huomo, di questo impetuoso torrente del costume humano, per il quale si leggevano à i suoi tempi, et piacesse à Dio che anchora a i nostri non si leggessero, gli adulterii, et mille sceleratezze de’ falsi Dei, invitando quasi i miseri giovani à far quelle istesse cose, come se cosi facendo si venisse ad imitare Dei celesti, et non più presto demonii, ò huomini scelerati, quali furono coloro chiamati da la stolta gentilità Dei falsamente. Ma dall’altro canto non si può negare, che la lettione de’ libri de gentili fatta con giuditio, può apportar molta utilità, et non solo Moisè, et Daniele, come si legge nelle sacre lettere furono dottissimi nelle scienze, et discipline de gli Egittii, et de’ Babilonii, ma anchora i nostri santi Dottori, lumi della santa Chiesa, videro i poeti, et gli oratori gentili, lessero gli historici, seppero le retoriche loro, et furono versati nelle loro Filosofie, ma non lessero indistintamente ogni cosa, ne approvorono ogni cosa egualmente, ma seppero distinguere il pretioso dal vile, et essendo essi christiani, cioè seguaci, et discepoli della vera, et