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TERZO. 139

lo avvezzi ad abhorrire ogni cosa sconcertata, et diforme, et della anima, et del corpo.

Del vestire in generale. Cap. XXIV.

E molto congiunta alla materia detta di sopra quella del vestire, della quale si è ben ragionato qualche cosa à dietro, ma solo per occasione, et non in generale, come il presente luogo richiede. Si disse, parlando della cura di formar il corpo de’ fanciullini che non si doveano vestire troppo stretti, ne affettati, anzi agiatamente acciò la natura più facilmente si possa dilatare, il qual riguardo si scrive da gli historici Greci, che haveano le nutrici Spartane, le quali usavano certo artifitio di allevare piccoli infanti senza molto strignerli, et avviluparli con fasce, et con legami, onde le membra loro ne venivano ad esser più disciolte et meglio formate, et essi di più bella, et gentile corporatura. Habbiamo anchor detto di sopra, nel discorso del sesto precetto, contra i vani adornamenti, cosi delle donne, come de’ i giovani, dimostrando che sono esca, et nutrimento della libidine, et però molto si devono fuggire. Et altrove si è detto delle soverchie pompe, piene di dispendio, et di altri gravi inconvenienti. Hor seguitaremo di ricordare alcun’altra cosa in questo istesso proposito. Et prima à me pare che i putti, non si doveriano vestire troppo riccamente ne di materia troppo pretiosa, essendo spesa del tutto inutile, et fatta solo per ostentatione, ma ne segue un’altro incommodo, che più importa, cioè che i fanciulli ne diventano vani, et superbi, et disprezzano gli altri coetanei manco ben vestiti, però il nostro padre di famiglia stia in questa parte dentro i termini della modestia, secondo la decentia de lo stato suo. Quanto poi alla forma de’ vestimenti, è da dolersi che l’habito lungo, il qual tanto piacque à gli antichi sia quasi del tutto dismesso, ne però i Romani erano filosofi, si che si possa dire, che l’habito loro non convenga a Cavalieri, et non senza cagione gli chiamò colui, padroni del mondo, et gente togata, perche et co’l saio armati seppero conquistare, et con la toga in pace seppero gran tempo governare il mondo, ma noi non usiamo ne toga, ne saio, anzi giubbone et simili habiti senza falde, corti affatto, scoprendo et fanciulli, et giovani poco honestamente quelle parti, che la natura istessa ci hà insegnato à ricoprire. Che se bene è vero che per la continua assuefattione de gli occhi, non vi si conosce quasi deformità, nondimeno chi ben considera, vedrà che alcune nationi oltramontane, et tali che sono infideli, ci avanzano in questa parte della verecundia, et honestà del vestire. Ma chi può negare,