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TERZO. | 135 |
puro; laqual parola à guisa d’una saetta gli penetrò al cuore sì fattamente che riguardò la bruttezza sua, et subito in se medesima la condennò, et hebbela in abominatione, et se ne spogliò per sempre, insegnandoci come si possa cavar frutto da gli inimici, i quali se, come altrove si disse, sappiamo esser savii, non meno ci fanno di giovamento co’l rinfacciarci i nostri difetti, che ci faccino di danno gli adulatori co’l lodarceli. Hor questo scrisse santo Agustino di sua madre, che fu poi di admirabile santità, et lo scrisse, quando ella era già in paradiso, per darne gloria à Dio, o perche i nostri padri di famiglia dal cadimento de i santi imparassero ad esser cauti, et diligenti nel governo de’ proprii figliuoli.
De i tempi et hore del mangiare. Cap. XVIII.
Quanto poi appertiene à i tempi del mangiare, per dire alcuna cosa anchora di questo, si è detto che con i fanciulli conviene usar di maggior discretione, si che non habbino ad aspettar l’hora del desinare, ma si dia loro per colatione alquanto di pane, con alcun pomo, ò fichi secchi, ò uva passa, ò cosa tale più presto che carne, ò formaggio, cibi manco mondi da veder loro in mano, et di maggior nutrimento che non fà bisogno per trattener la natura sino à l’hora del pranso, et il medesimo si può dire della merenda, massime ne i giorni lunghi di state alqual tempo per il gran caldo più facilmente si può permettere al fanciullo di bere un poco; ma però sempre la colatione, et la merenda siano come mercede d’alcuna buona cosa fatta, ò da farsi, verbi gratia per andar alla scuola, ò per haver ben recitato la lettione. Parimente non si possono cosi limitare le hore del mangiare à quelli che devono fare esercitii fatticosi, come lavoratori di terra, et fabri; ma parlando de gli huomini più communi, che vivono civilmente, à me pare che il miglior modo sia mangiar due volte il giorno, mattina, et sera moderatamente; si che, come ben disse quello eloquente scrittore, Vires reficiantur, non obruantur, cioè che le forze del corpo venghino ad essere ristorate, et non oppresse dal cibo, come il più delle volte suole avvenire à coloro, i quali mangiano una sola volta il giorno, che se mangiano la mattina, restano quasi inutili alla facende del giorno, dovendo prendere tanto nutrimento, che basti loro per lo spatio di ventiquattro hore, et se differiscono alla sera, la natura patisce in molti modi, massime ne i tempi, et nelle regioni men fredde; percioche il corpo, per il lungo digiuno, et per il calore esterno, et di fuori, troppo si rilassa, et debilita, et meno prontamente si affatica il giorno, et venuta poi l’hora di prender il cibo, troppo avidamente la natura si