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TERZO. 128

spesso battere apporta nocumento all’animo, et diventano i fanciulli ben nati, d’animo servile et abietto, et forse questo intendeva l’Apostolo quando scrivendo a i Colossensi diceva: Patres nolite ad indignationem procurare filios vestros ut non pusillo animo fiant, per che veramente il molto spesso battere i fanciulli gli fa pusillanimi, et per contrario diventano duri alle percosse, et vi fanno il callo et non le curano ne più nè meno che se fossero somieri. Et se io hò à dire liberamente il mio senso, desiderarei che questo rimedio del flagello, si adoperasse da i nostri padri di famiglia il meno che si potesse, et massime con i figliuoli ingenui et nati nobilmente. Et è da avvertire che ne i castighi domestici, la proportione non corre del tutto conforme à i castighi publici, perche al magistrato basta per mezzo delle sue pene conservar la giustitia et quiete esteriore. Ma il padre pretende principalmente di far buono il figliuolo interiormente, si che egli si astenga da i peccati più per amor della virtù, che per terror della pena. Et però il mezzo più efficace ha da essere il timor di Dio, et il conoscimento della bellezza della virtù, et della deformità del vitio; et tal volta la ragione istessa, flagella più acerbamente l’anima, che non fa la verga il corpo, et finalmente la riverenza paterna ha da essere il freno, et lo sprone, che ritiri, et spinga il fanciullo secondo fa dibisogno. Et in somma io desidererei, che il nostro bene educato figliuolo fosse talmente avvezzo à riverir il padre suo, che il vedere il viso paterno turbato, et con segno di mala contentezza di alcuna sua attione gli fosse in luogo di gravissimo castigo. Et per contrario si nutrisse il figliuolo, come d’un cibo suave, del desiderio, et dell’effetto di dar satisfattione, et contento al proprio padre. Si come si legge nelle antiche historie Romane di Coriolano, et di Sertorio, valorosi guerrieri, i quali quando facevano alcuna attione honorata nelle battaglie, la maggior allegrezza che sentissero, era il piacere che ne vedevano ricevere alla madri loro, che padre non havevano. Per tanto deve il padre procedere in modo con il figliuolo, ch’egli lo ami, et tema insieme. La troppo domestichezza senza alcuna gravità, cagiona un certo disprezzo, et di questo eccesso penso intendesse il Savio, quando con ironia dicea: Fa pur vezzi, et carezze al figliuolo, et egli farà paura à te, scherza, et giuoca con lui, et egli contristerà te. Ma per contrario il farsi solamente temere, non guadagna il cuore del fanciullo, et non si fà virtuoso nello intrinseco, et le cose fatte per solo timore, non sono durabili, et ne seguono de gli altri incommodi non mediocri; temperi adunque l’uno con l’altro, et ritenga una dolce severità, si che sia amato et temuto, di timor però filiale et non servile et di schiavo, il quale teme il bastone, si come per contrario il figliuolo perche