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TERZO. 126

impadroniti, che a guisa di grassi, et feroci cavalli ricalcitrano, et trasportano l’anima nel precipitio de i peccati, non potendo patir di caminar per altra strada, che per quella dove gran tempo sono stati avvezzi, cioè della sensualità et del piacere. La onde non senza cagione apparente et probabile si potria dire da alcuno, che la conditione de gli huomini fosse peggiore che quella de i bruti, i quali à pena nati sanno conoscere quello che noce, et giova loro, et guidati dallo instinto naturale non traviano, et non errano dal fin loro. Ma si risponde che la ragione, che anchora non esercita l’offitio suo nel fanciullo, è perfetta nel padre et nella madre, i quali devono supplire al mancamento dell’età non altrimenti che una guida ad uno ò cieco, ò di corta vita, et uno appoggio ad un debole, et cosi come non si permette che il fanciullino adescato dalla vaghezza del lume, prenda con le mani il fuoco, la cui operatione egli non conosce, ne meno si lascia caminare per tutto à suo senno, acciò inavedutamente non cada ne i pericoli non conosciuti, in danno del corpo, cosi et molto più è giusto che non si lasci fare a i putti tutto quello che vogliono in danno dell’anima, anzi conviene che non solo le attioni de i putti maggiori, ma de i fanciulli per quanto si può siano ragionevoli, et indrizzate al fine della virtù, non per la regola della lor propria ragione, che per anchora non esce in atto, ma si bene per quella del padre, ilche non deve parer strano, poiche anchora gli animali, et sino alle cose inanimate operano in questo modo ragionevolmente, cioè con il discorso et con la intelligenza, ch’è in colui che le muove, cosi la saetta corre dirittamente al bersaglio, cosi il pennello del pittore dipigne una bellissima figura, et cosi la cetra rende un dolce, et armonioso suono.

Del modo di rimediare à i difetti puerili. Cap. IV.

Volendo discendere al particulare, del modo di rimediare à i difetti puerili, ben che il campo sia largo assai, et quasi infinito, si come sono le cose singulari, nondimeno ne i ragionamenti fatti à dietro, s’io non m’inganno, si è supplito bastevolmente à buona parte di quello che hora si potesse desiderare, percioche contra le bugie si è detto, trattando del secondo, et ottavo commandamento della legge, contra il furto nel suo proprio precetto di non furare, et della materia di rifrenar l’escandescenza puerile, et le molte vogliarelle loro, et dello assuefarsi à portar il giogo della obedienza, ch’è il punto principalissimo, et senza il quale non si può far nulla di buono; si è parimente toccato nel quinto precetto, ch’è