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SECONDO. 99

cittadino, il cittadino al gentil’huomo, il gentil’huomo al titulato, et questi al Principe; queste sono cose fuori d’ogni ragione, et intollerabili, cose che dispiacciono à Dio, che conducono à mille peccati, et à questo spetialmente delqual si tratta, dico à i latrocinii, et alla rapine, et non è ricchezza alcuna che possa supplire à tanta voragine. Quindi poi nascono i debiti, et gli interessi, et le grosse, et multiplicate usure, febre lenta et pernitiosissima, et non si può trovar peggior stato in questa parte di uno indebitato, che non è pur padrone del pane che mangia, ne vede frutto alcuno de le sue entrate, impegnate et divorate prima che naschino, ne può remediar ad un disordine senza un’altro maggior disordine, et all’ultimo và à precipitarsi in un misero, et ignominioso fallimento. Per tanto il nostro prudente padre di famiglia, abhorrisca il viver con debiti, et misuri le spese con la facultà, et più tosto come prudente riserbi qualche cosa, che ecceda le sue entrate, paghi prontamente i suoi creditori, almeno à certi tempi dell’anno, si che i debiti non s’ingrossino, et non imiti il costume d’alcuni padri, che par loro d’haver provisto à bastanza, con dir che i figliuoli pagaranno, che oltra che non si devono caricar i figliuoli di simili pesi, quando non la necessità, ma la disordinata vita del padre gli ha fabricati, avviene spesse volte, che il figliuolo seguitando le vestigia del mal esempio paterno, cumula novi debiti à i vecchi, tanto è lontano da pagarli, onde le grida de i poveri creditori ascendono al cielo, si fa iattura dell’honore, et della buona fama, et ne patiscono le anime nell’altra vita.

Della medesima materia di conservare, et accrescere lecitamente le facultà. Cap. CVIII.

Buona cosa è adunque, et degna di huomo Christiano, il contentarsi di quello che Iddio ci ha dato, et saperlo conservare, et accrescere senza offesa di Dio, ne danno del prossimo, parte come habbiamo detto con troncar gli appetiti, et risecar et moderare le spese superflue, parte anchora con proveder che in casa ogni cosa si dispensi misuratamente, non mancando di quanto fa mestieri, ma non disperdendo, ne scialacquando, et quantunque alcuni si ridano, et motteggino di questo vivere assegnato, nondimeno niuno deve negare, che molto meglio è viver parcamente del suo proprio, che largamente dello altrui. Et perche in queste cose non si può discendere all’ultimo individuo, intendiamo come già s’è detto, non di persuadere la meschinità, et la sordidezza, contra l’honorevolezza et decenza di quello stato che altrui può, et deve mantenere, ma solo si persuade la moderatione, et