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LIBRO

di opprobrio, et di ignominia, per dimostrare la viltà loro. Quanti poi siano gli incommodi privati , et publici che i latrocinii apportano ne i commertii della vita humana, saria longo a dire, et sono tali, che di loro natura distruggono la società, et communione de gli huomini, laquale grandemente si conserva, mentre ciascuno ha, et possiede pacificamente il suo. Ma se le ragioni, et il timor humano, non basta à rifrenar la immoderata avaritia di alcuni, i quali con sottili inventioni ricoprono i scelerati furti, almeno doveria bastare il timore del severo, et inevitabile giuditio di Dio, percioche è scritto, i ladri, gli avari, e i rapaci non possederanno il regno di Dio, perilche è gran maraviglia, che un’huomo christiano si rechi a prendere, ò a ritenere illecitamente lo altrui, sapendo certo che senza restituirlo, non può ottener perdono , nè salute.

Di alcuni latrocinii poco considerati. Cap. CIII.

Ho detto poco innanzi, che il furto, et la rapacità, sono vitii cosi brutti et vili che a pena è credibile che possano cadere in un gentil huomo, et in qual si voglia, che pur sia nato ingenuamente; et senza dubbio un nobile, et etiandio un mediocre cittadino, si riputarebbe à grandissima ingiuria esser stimato, et chiamato ladro. Ma è gran maraviglia che quelli istessi, che per la nobiltà loro abhorriscono tanto questo nome, non si accorgono, ò fingono, ò non curano di commettere gravi latrocinii; come se non vi fosse altra maniera di ladri, che certi miseri ladroncelli, che di notte tempo occultamente, et con gran timore, furano bene e spesso cose di piccolo valore, ò per i boschi, et luoghi solitari, con mille incommodi, et pericoli di se medesimi, tendono insidie a i viandanti; egli non ha dubbio, che si fatti ladri sono come rei huomini, et generatione infame, giustamente castigati, et vituperati. Ma troppo grave inganno è condennar i piccoli furti, et non fare stima de i maggiori, et più pernitiosi. Il ritener la debita mercede a gli operarii, che con il sudor loro nutriscono gli agi de i ricchi, non è riputato da molti per furto, l’occupar i beni de i poveri pupilli, et delle vedove, il vessarle, et opprimerle con ingiuste liti, il divorar i poveri con le usure, il chiuder i granari nelle caristie, et con varii artificii alzar immoderatamente i prezzi delle cose necessarie al vitio, son furti, et rapine, delle quali alcuni nobili poco si vergognano. Che diremo della administratione dell’entrate publiche, quante frodi, et rubamenti vi si commettono? et sino a gli Hospitali, et altri luoghi pii, et miserabili non sono sicuri dall’avaritia, et dalla rapacità de’ ministri. Lascio il dire di coloro, che non pagano le decime, et