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SECONDO. 89

solo, co’l mal esempio si distrugge più, che non si edifica in lungo tempo.

Del fuggir l’otio, et della sobrietà. Cap. XCII.

E l’otio et la vita neghittosa et scioperata una sentina di tutti i vitii, si come non solo le divine scritture ci dimostrano in molti luoghi, ma i filosofi istessi et savii del mondo lo hanno conosciuto; ma in spetie l’otio è il padre del vitio carnale, et come l’acqua che non ha moto alcuno, facilmente si corrompe, et genera vermi et simili animali fastidiosi, cosi l’huomo otioso concepisce in se medesimo mille pensieri, et desiderii abominevoli, et partorisce operationi lorde, et vitiose, et benche tutti in noi stessi habbiamo il seme, et la materia del peccato, nondimeno non è alcuno che sia maggiormente esposto alle tentationi, et insidie del demonio, che l’huomo otioso; et però dicea un gran santo ad un suo discepolo, fa sempre qualche cosa, acciò il demonio ti trovi occupato. Hor di questa istessa materia del fuggir l’otio, et di dispensar il tempo utilmente, et massime i giovani, con applicarsi a qualche honesta occupatione per servitio commune della patria, si ragionarà in altro luogo, più in generale, ma basta per hora avvertire che il prudente padre di famiglia deve scacciar di casa sua l’otio quanto più egli può, et da i servitori, et da i figliuoli, et non meno anzi per ventura maggiormente dalle figliuole femine, altrimenti vederà con effetto verificarsi quello che la scrittura dice, Multam malitiam docuit otiositas, cioè la otiosità è maestra di molti peccati.

Non è anchora piccolo rimedio contra gli ardori della libidine, la temperanza, et sobrietà del mangiare et del bere, si come all’incontro la crapula, et la ebrietà, sono fomento della lussuria, et massime ne i giovani, il sangue de i quali bolle per se stesso, talche acceso tanto più forte dal cibo, et dal calor del vino non potendo contenersi chiuso l’incendio sparso per le vene, trabocca fuori, et come un santo ben dice, il ventre pieno despuma, e sgorga in libidine. Et non solo convien guardarsi dal soverchio mangiare et bere, eccedendo nella copia del nutrimento, ma è anchora d’ haver riguardo alla qualità de i cibi et de vini, imperoche le vivande calide, et troppo delicatamente condite, con abondanza di aromati, et di spetiarie, et i vini potenti et gagliardi, riscaldano la carne in modo che a guisa di cavallo grasso, et ben pasciuto ricalcitra, et non si lascia reggere dal freno della ragione. Et tanto basti haver detto della temperanza per il presente proposito poi che in altro luogo ci verrà occasione di