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LIBRO

quando la copia del sangue è maggiore, et voglie più forte, et però è necessario a cominciar di buon’hora a far ripari contra l’incendio che abbrucia tante anime, imperoche le faville sono già in noi, et il diavolo soffia et il mondo invita; et però conviene che la buona educatione sia in questa parte sollecita, continuando di tempo in tempo con opportuni rimedii, con i quali, et con la divina gratia principalmente, laquale è sempre apparecchiata a chi humilmente la dimanda, potrà il nostro giovanetto conservarsi vaso puro, et mondo del Signore, preparato per il Cielo in honore, et santificatione.

Dell’errore di alcuni indulgenti alla giovanezza. Cap. LXXXVII.

Prima che io entri a dire più in particulare dell’offitio et cura paterna, circa la castità del giovanetto figliuolo, non posso contenermi di non far querela contra alcuni, che si arrogano il nome di savii, et di prudenti, et sogliono dire, che non conviene esser tanto rigoroso, et che è bene dissimulare, et permettere, che gli huomini nella giovinezza loro sfoghino alquanto l’impeto giovanile, et facciano, come essi usano di dire, il corso loro; perche all’ultimo stracchi, et satii di certi vani diletti, a guisa di polledri indomiti, che habbino scherzato, et corso un pezzo per i larghi prati, si riducono poi con animo più sedato et composto alle facende, et alla cura civile et famigliare, et si dedicano totalmente a i pensieri gravi, et virili; la quale opinione, se nome d’opinione merita un errore apertissimo, dimostra assai chiaro per se stessa haver origine dalla prudenza carnale, chiamata nelle sacre littere, terrena, animale, diabolica, et nemica di Dio. Non s’entra, ne si può entrare per la porta del vitio alla virtù, ne per gli atti d’un contrario, si acquista dispositione allo altro, onde è cosa ridicola il persuadersi che l’allentar la briglia alla sensualità, sia via per diventar casto, et è falsissima propositione che la giovanezza sfoga il suo impeto, anzi lo accende maggiormente, et gli atti replicati, sono come legna che si aggiungono al fuoco, et è tanta la proportione che ha la nostra corrotta, et guasta natura co’l vitio carnale, che se non si reprime con gran sollecitudine, prende tanto vigore et forza che possiede tutto l’huomo, et si perde il timor di Dio, et il rispetto de gli huomini, talche senza ritegno alcuno il torrente del diletto gia gustato, del quale il senso è avidissimo, trasporta la ragione, in modo che ella non fa più officio alcuno, et diventano gli huomini come bestie; percioche come i santi dicono, non ci è vitio che tanto offuschi l’intelletto, et lo sommerga nel fango,