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SECONDO. 82

in quella nobile parabola evangelica il Salvator nostro ci espone; adunque chi vuol trovar perdono da Dio, perdoni al prossimo, questa è la legge, che ci ha proposto il sommo giudice, et conforme a quello che faremo noi al prossimo, cosi sarà fatto a noi. Procuri il buon padre che il figliuolo intenda, et resti persuaso, che non ci è cosa più dishonorata che il peccato, ne più honorata, che il far la voluntà di Dio, et che il vero honore non depende dal giuditio del mondo, che è cieco, et bugiardo, ma da quello di Dio, il quale à suo tempo honorarà cosi altamente i servi suoi, che ne stupiranno gli huomini mondani, quando aperti per la pena gli occhi, che hora la colpa tien chiusi, et pentiti de i falsi giuditii fatti da loro, delle attioni de i giusti diranno quelle parole, che leggiamo nella santa scrittura: Noi stolti, et insensati riputavamo la vita loro una pazzia, et il fin loro dishonorato et vile, ecco come sono numerati tra i figliuoli di Dio, et la parte loro è con i santi.

Et perche l’ira, et l’odio che si accende in noi contra il nostro fratello nasce dalla opinione ch’egli ci habbia fatto, ò possa fare, alcun nocumento, dimostri accuratamente il buon padre, che niuno può esser veramente offeso, se non da se medesimo, percioche la vera, et gravissima offesa è quella che tocca l’anima, cioè il peccato, che la priva della vita di gratia, che la fa schiava del diavolo, et la obliga à pena eterna, et non è creatura alcuna che ci possa apportar danno all’anima, se non la nostra propria voluntà. Et questo è quel celebre paradosso, che molti santi padri, ma spetialmente il glorioso san Gio. Chrisostomo ha trattato con grande eloquenza, Nemo laeditur nisi a se ipso, cioè Niuno è offeso se non da se stesso. Oltra che il buon christiano, sa che niuno quantunque piccolo incommodo gli può avvenire, senza la permissione di Dio, onde non si adira contra il prossimo, ma si humilia innanzi a Dio, il quale hora per svegliarci dal sonno del peccato, hora per conservarci nella virtù, hora per coronarci di maggiore corona, hora per altri effetti à gloria sua, et utilità nostra, permette che siamo afflitti, et offesi, ma se noi non offenderemo noi stessi con l’impacienza, et con l’ira, et prenderemo insieme con Giobbe ogni cosa dalla mano di Dio, le piccole perdite di questo mondo ci apportaranno i grandissimi guadagni del Cielo. Con queste, et altri simili ragioni christiane persuada il buon padre al figliuolo a rimettere volentieri le ingiurie, et a non ferir se stesso di piaga mortale nell’anima, mentre ritiene l’odio contra il fratello, ilquale ha da sperare, et da desiderare, et pregare che sia consorte seco della divina gloria. La onde non si potrebbe esprimere a bastanza quanto gran male sia l’uccider un’huomo, ilquale soprapreso da impensata morte violenta, non ha spatio di penitenza, et